20131119h10sat

L’immagine ripresa dal satellite Meteosat10 mostra la struttura a spirale delle nubi tra le Baleari e la Sardegna (Fonte: Eumetsat)

Violenti nubifragi hanno colpito con effetti alluvionali diverse zone della Sardegna da lunedì 18 novembre. Alla gravità del bilancio, attualmente di 16 vittime, 43 feriti, un disperso e 2.300 sfollati, ha contribuito il coinvolgimento di aree a elevata densità abitativa e di infrastrutture, come quelle dell’Ogliastra, dell’Oristanese, della Gallura e della Costa Smeralda.

Se n’è parlato come di un evento eccezionale. Quella del maltempo è, però, una situazione relativamente comune nella stagione autunnale nell’area del Mediterraneo. Nelle ore in cui il ciclone Ruven (ribattezzato dai media Cleopatra) lascia l’Isola, molti hanno puntato il dito contro una delle presunte cause della tragedia: il dissesto idrogeologico. Ma bisogna tenere in considerazione altri fattori.

L’alluvione autunnale non è da considerarsi una novità, come dimostrano le cronache di alcuni casi analoghi del passato, documentati dalla Società Metereologica Italiana (SMI). Nell’ottobre del 1940 caddero ad Arzana, nell’Ogliastra, 700 mm di acqua. Il 26 e 27 ottobre 1946 il fiume Rio Matzeu raggiunse i 4 metri, portandosi dietro esondando una quarantina di vittime. Nel 1951, in quattro giorni, i paesini di Gairo e Osini vennero abbandonati a seguito della caduta di 100 mm di pioggia sull’Ogliastra, che provocarono 5 vittime. Considerando i casi a noi più vicini, nel novembre del 1999, una devastante ondata di maltempo colpì la Sardegna meridionale, provocando la morte di due persone e, in generale, l’isolamento di alcune cittadine. Nel 2004 venne colpita l’Ogliastra e a Villanova Strisaili strade e ponti furono cancellati. L’episodio più recente è quello relativo al 2008, quando un nubifragio alluvionale si abbatté sulla pianura del Campidano, interessando un’area di 40 chilometri quadrati.

15-21

La carta di previsione delle precipitazioni in Italia nell’intervallo dalle ore 15 alle ore 21 di lunedì 18 novembre, emessa il 17 novembre. (Fonte: MetOffice).

Il riscaldamento globale sembra aver intensificato la frequenza di questi episodi. “L’unica certezza è che gli estremi meteorologici sono destinati a diventare ancora più estremi, via via che cresce la temperatura globale. Per un Paese già così fragile come l’Italia è fondamentale investire sulla manutenzione del territorio e la protezione civile”, chiariscono Daniele Cat Berro e Luca Mercalli.

Nel recente studio Heavy Precipitation Events in a Warmer Climate: Results from CMIP5 Models (pubblicato sul Journal of Climate), tre ricercatori italiani dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) di Bologna, hanno analizzato come nella regione mediterranea possono variare gli eventi di precipitazione intense con un clima più caldo.

Mentre permane l’allerta maltempo, continuano anche le polemiche sul presunto ritardo nella diffusione dell’allarme meteo e sulla possibilità di prevedere il disastro. “Tra sabato e domenica tutti i modelli numerici di previsione prospettavano per inizio settimana copiose precipitazioni. Tuttavia la localizzazione precisa di scrosci di pioggia così intensi e concentrati è molto difficile, soprattutto in un territorio montuoso e geograficamente complesso come quello sardo”, proseguono Cat Berro e Mercalli, evidenziando come sia quasi impossibile prevedere in anticipo i bacini più colpiti.

Silvia Morosi