Eppur, qualcosa, si muove. In base al report che Save the Children ha pubblicato in occasione della vigilia della festa del papà, risulta che in Italia sempre più uomini usufruiscono del congedo parentale e di paternità. Quest’ultimo per il papà prevede dieci giorni obbligatori da utilizzare tra due mesi prima e cinque dopo il parto. Il congedo parentale invece corrisponde a dieci mesi: due pagati all’80% e sette retribuiti al 30%, fruibili entro il dodicesimo anno d’età del figlio. Si tratta di un periodo che si può dividere tra mamma e papà: ognuno ne può prendere massimo sei. Sono indennizzabili anche il decimo e l’undicesimo mese nel caso in cui il reddito personale del richiedente il congedo sia inferiore a 2,5 volte la pensione minima. Un undicesimo mese può essere richiesto se il papà ha utilizzato almeno tre mesi di congedo parentale ma non è retribuito.

I numeri dell’aumento – Il tasso di utilizzo del congedo di paternità è passato dal 19% del 2013 al al 57,60% nel 2021 (ultimi dati Istat disponibili). Su un totale di 400mila nascite, nel 2021(l’anno prima che diventasse obbligatorio) i padri che hanno chiesto il congedo sono stati quasi 156.000. Dalla possibilità di usufruirne sono esclusi i lavoratori autonomi e parasubordinati. Fino ad agosto 2022, inoltre, mancavano i decreti attuativi che hanno permesso di usufruire della pausa dall’impiego anche ai padri lavoratori del settore pubblico.

Le disuguaglianze – Significative, come spesso accade, sono le differenze territoriali e di reddito. A usufruire di più del congedo parentale sono infatti i padri che lavorano in imprese più grandi, con contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno. Per di più, a parità di caratteristiche individuali e sociali, c’è una differenza di circa 17 punti percentuali a favore di chi risiede al Nord del Paese rispetto a chi vive al Sud.

Le altre agevolazioni – Negli anni sta aumentando il numero di padri che usufruiscono anche dei congedi parentali facoltativi. Proprio rispetto a questo periodo di tempo, nel 2022 sono state introdotte diverse novità con l’applicazione della Direttiva europea del 2019, che aveva come obiettivo quello di colmare il divario di responsabilità di cura tra uomini e donne e favorire la parità di genere in ambito lavorativo e familiare.

Le dimissioni volontarie – Nonostante qualche passo in avanti in termini di uguaglianza uomo-donna nel conciliare lavoro e famiglia, oggi anche gli uomini, più di un tempo, si scontrano con i limiti e le difficoltà che colpiscono i genitori lavoratori. Su un totale di circa 52.000 convalide di dimissioni volontarie, quasi 38.000 (72%) si riferiscono a donne, ma il numero di quelle maschili è in crescita, quasi 15.000 (28%). Uno scenario diverso da quello di 10 anni fa, quando le dimissioni degli uomini non arrivavano al 3% del totale. In circa metà dei casi (51%), la motivazione addotta è la difficoltà di conciliare la condizione lavorativa con la cura dei figli. Sono inoltre aumentati del 50% i padri che dichiarano di aver deciso di lasciare l’occupazione perché il datore di lavoro non vuole concedere loro il part-time e del 73% quelli che lo fanno perché l’organizzazione del lavoro è troppo gravosa e mal si concilia con la cura dei figli.

Il resto d’Europa – Dal punto di vista dei diritti dei neogenitori, il buon esempio lo dà la Spagna. Qui i giorni di congedo sono equivalenti per mamme e papà: quattro mesi di congedo a ciascuno, pagati al 100%. In Norvegia i papà possono beneficiare di quasi un anno di congedo con 46 settimane pagate al 100% o 56 settimane all’80%, mentre in Svezia ogni genitore ha diritto a 12 mesi di congedo da condividere, ma sono obbligatori almeno due mesi a testa.
Protagonista della riforma datata 2007 del congedo parentale che vige ora in Germania è stata la presidente della Commissione Europea, Usrsula von der Leyen. Madre di sette figli e all’epoca Ministro della Famiglia decise di attuare la riforma voluta dai socialdemocratici. In Germania oggi si ha diritto a 12 mesi di congedo parentale che diventano 14 se ne beneficia anche il papà, con una retribuzione pari al 67% dello stipendio, che si abbassa al 65% per gli stipendi medi (quelli superiori a €1200). In Francia invece il presidente Emmanuel Macron ha annunciato un cambio di rotta per fare fronte al calo demografico: il “congedo di nascita” e non più “parentale” sarà di sei mesi per entrambi i genitori, retribuito in maniera proporzionale in base allo stipendio.