Francesco Schettino

Al processo della Costa Concordia martedì 2 dicembre è il giorno di Francesco Schettino. Davanti alla Corte l’ex comandante della nave che s’incagliò davanti all’Isola del Giglio nella notte del 13 gennaio 2012, provocando la morte di 32 persone, si difende. E dice: “L’avvicinamento alla costa serviva anche all’aspetto commerciale”.

Schettino è arrivato in aula al Teatro Moderno di Grosseto, usata per il processo, poco prima delle 10, e si è detto tranquillo. Al pm che lo interrogava, l’ex comandante ha detto non solo che quell’operazione di avvicinamento – il famoso “inchino” – era un fatto commerciale. Ma ha anche aggiunto: “La navigazione sotto costa si è sempre effettuata. Il comandante della nave ha la facoltà di tracciare la rotta, ma non ha nessun obbligo di informarne l’armatore”.

Ma c’è anche un altro aspetto che Schettino ha voluto precisare, e cioè quello del rapporto con l’ex comandante in pensione Mario Palombo, che soggiornava al Giglio, e la richiesta del maitre Antonello Tievoli, che lo convinse ad avvicinarsi all’Isola: “Volevo prendere tre piccioni con una fava: omaggiare insieme l’isola e Palombo, e fare un piacere a Tievoli”. Così si è giustificato Schettino, che ha anche ammesso che già altre due volte si era avvicinato alla costa dell’isola toscana.

Per quanto rigurarda infine il rapporto con la ballerina e hostess Domnica Cemortan, altra questione centrale dell’impianto d’accusa, Schettino ha negato che la manovra fosse un “favore” alla donna. Ha però confermato che nel momento dell’impatto la Cemortan si trovava in plancia di comando insieme a Tievoli, Ciro Onorato e altri. Secondo quanto ha chiarito l’ex comandante, questa è una pratica piuttosto comune nelle crociere: di solito vengono ospitati una dozzina di passeggeri proprio nella plancia di comando per far loro osservare la navigazione. Pratica così usuale che la direzione commerciale della Costa Concordia era solita far pagare una cinquantina di euro a chi volesse fare quest’esperienza.

Chiara Baldi