Condizioni del lavoro peggiori, meno sicurezza e tempi di riposo troppo ridotti. Sono questi i motivi che hanno spinto le organizzazioni sindacali allo sciopero nazionale che oggi, 21 gennaio, ha bloccato alcuni trasporti in varie città tra cui Milano, Roma e Torino. Al centro della protesta, dopo lo stop dell’autotrasporto merci della settimana scorsa, la riforma delle regole europee sui tempi di guida e di riposo dei mezzi pesanti.

Stop ai mezzi pubblici – Allo sciopero hanno aderito molte città, con orari e modalità diverse. Non sarà, però, coinvolto il trasporto ferroviario. In media il blocco dei mezzi pubblici durerà 4 ore. A Roma a scendere in piazza saranno soltanto i lavoratori di Cotral, che gestisce i collegamenti tra le periferie e il centro della Capitale. A Milano ha scioperato Atm con Autoguidovie e Star dalle 8,45 alle 12,45. Fermi anche i pullman a noleggio. A Torino, invece, si bloccheranno soltanto alcuni autobus dalle 15 in poi.

Pacchetto Mobilità – Le norma sui tempi di guida e di riposo è inserita all’interno di un pacchetto di riforme sulla mobilità del autotrasporto che la Commissione europea ha presentato a fine maggio. I punti critici della riforma, che hanno suscitato l’indignazione dei Paesi dell’Ovest e, in particolare, dei sindacati italiani, riguardano la maggiore flessibilità nell’organizzazione delle ore di sosta. A favore delle riforme si sono schierati, invece, i Paesi dell’Est abituati a paghe più basse e orari di lavoro più lunghi.

I tempi di riposo – In particolare, le associazioni di categoria si oppongono alla modifica delle regole che gestiscono il riposo settimanale. Fino a oggi, il guidatore che lavora per due settimane consecutive deve utilizzare due riposi regolari da 45 ore ciascuno oppure alternare un riposo regolare a uno ridotto di 24 ore. Invece, se il Pacchetto mobilità venisse accettato, nell’arco di 14 giorni potrebbero seguire due stop di 24 ore perché i tempi di riposo sarebbero spalmati su quattro settimane e non più su due. Un altro cambiamento contestato riguarda il riposo giornaliero: in 24 ore il periodo massimo di guida resta di nove ore e ogni quattro ore e mezzo rimane il riposo obbligatorio di 45 minuti, che però si potrà prendere, oltre che in una volta sola, anche in più periodi di almeno 15 minuti ciascuno.

Gli altri punti critici – A ciò si aggiungono le critiche relative al divieto che dovrebbe riguardare l’utilizzo della cabina dei mezzi pesanti come luogo dove effettuare i riposi giornalieri e settimanali. Secondo la nuova direttiva, il guidatore potrebbe utilizzare la cabina del camion solo in una zona attrezzata con adeguati servizi oppure dovrebbe sostare in un luogo privato a sua scelta che verrebbe pagato dall’azienda di autotrasporti. Oltre alle norme che modificano l’organizzazione dei tempi di riposo, le associazioni di categoria dei Paesi dell’Ovest e, in particolare, i sindacati italiani, nell’ambito dei trasporti tra Nazioni criticano una clausola attraverso cui i salari si allineerebbero a quelli del Paese in cui si opera effettivamente. Ma la protesta riguarda anche la liberalizzazione del mercato dei servizi di trasporto passeggeri, svolto con autobus e pullman nell’Unione europea, per le distanze maggiori di 100 chilometri. Liberalizzazione che porterebbe la proliferazione sulle autostrade di servizi low cost, come Flixbus.

I vari step – Da mesi è in corso, quindi, un braccio di ferro nelle istituzioni Ue tra i Paesi fondatori e quelli dell’Est. A inizio dicembre sono iniziati gli scontri in aula. Prima con un vertice dei ministri dei Trasporti, poi con un voto in commissione Trasporti del Parlamento europeo, dove molte forze politiche si sono presentate divise. Per ora le modifiche peggiorative sui punti critici sono state respinte. Ma il Parlamento europeo deve pronunciarsi in seduta plenaria (la data è fissata per fine gennaio) ed è qui che si teme rispuntino emendamenti peggiorativi.