Tornano i black-blocks, ma non siamo più negli anni ’80 e non siamo in Germania. Seicento ultras dell’Eintracht Frankfurt, vestiti di nero e a volto coperto, hanno messo a ferro e fuoco l’intera città di Napoli, in occasione del match di ritorno degli ottavi di Champions League. Ma il calcio c’entra ben poco. I tifosi tedeschi sono arrivati nel capoluogo partenopeo nonostante il divieto di assistere alla partita emesso dal Prefetto, prima rivolto ai residenti in Germania poi, dopo il ricorso dell’Eintracht, trasformato in divieto limitato ai residenti nella città di Francoforte.

Gli arresti – È salito a 8, intanto, il numero delle persone arrestate. Tre sono tedeschi e cinque italiani. A loro viene contestata resistenza a pubblico ufficiale e lancio di materiale atto ad offendere. Lo ha reso noto il Questore di Napoli Alessandro Giuliano durante la conferenza stampa tenuta in prefettura, la mattina seguente agli scontri. Il Questore ha fatto sapere che è in corso l’identificazione di tutti i tifosi dell’Eintracht, circa 470, che dagli alberghi sono stati condotti negli uffici di Polizia. Si poteva fare di più? Per Giuliano l’intervento delle forze dell’ordine ha evitato il peggio. «Più di 1000 agenti hanno lavorato per evitare ulteriori problemi. Al momento ci sono sei poliziotti feriti», ha dichiarato il Questore.

Gli scontri con la Polizia- Gli scontri sono partiti prima dell’inizio della partita. I tifosi tedeschi si sono scagliati in piazza del Gesù contro le forze dell’ordine che si erano schierate per evitare contatti con gli ultras napoletani. Bottiglie, pietre, basi di ferro degli ombrelloni sono state lanciate contro le divise. Una bomba Molotov ha centrato in pieno un’auto della Polizia di Stato, che in pochi minuti è andata a fuoco. Gli ultras napoletani hanno preso di mira il bus con i tifosi tedeschi a bordo, che venivano scortati negli alberghi e, a partita finita, hanno tentato l’assalto degli hotel del lungomare.

De Laurentis attacca l’Europa – Un attacco alle istituzioni europee è arrivato in conferenza stampa dal presidente del calcio Napoli Aurelio De Laurentiis. «Ma perché la signora Ursula Von der Leyen non si mette in testa di affrontare questo problema della violenza che non c’entra col calcio?», dice De Laurentiis. «Noi dobbiamo prendere esempio dalla sicurezza e dalla fermezza che vigono nel calcio inglese, che è il più ammirato al mondo, che è il più seguito. E non possiamo pretendere che solo le forze dell’ordine possano fronteggiare strategie e alleanze tra violenti. Perché questi che arrivano qui sono i reietti che si raggruppano solo per andare contro l’ordine costituito». Poi il presidente si è rivolto direttamente alle istituzioni italiane e in particolare Giorgia Meloni. «La politica italiana di questo se n’è sempre lavata le mani. L’unica premier a fare qualcosa è stata inglese, una donna, e mi aspetto che Meloni faccia lo stesso. Dico sempre prendete la legge inglese e applicatela in Italia», è l’affondo di De Laurentiis.

Bloccare i network criminali – Un pensiero, quello del presidente del Napoli, che in parte si accorda a quello del responsabile del Corriere del Mezzogiorno, Luigi D’Errico, che spiega: «In Inghilterra il fenomeno degli hooligans è stato molto ridimensionato da scelte politiche. Quindi penso che bisogna operare più nei confini nazionali». Meno convinto, invece, della necessità di un intervento da parte delle istituzioni europee, D’Errico sostiene che «l’Europa non ha competenza nell’ordine pubblico. Ma si potrebbe fare di più. È necessario un intervento della politica nazionale, più che di quella europea». Le critiche del responsabile del Corriere del Mezzogiorno si indirizzano più verso i vertici della UEFA. «Le dichiarazioni del presidente della UEFA, Aleksander ?eferin, contro le città che non riescono a accogliere tifosi negli stadi, sono irresponsabili e danno ulteriore fiato a episodi del genere. Chi lo dice vive in un mondo a parte, scollato dalla realtà. Gli scontri non avvengono negli stadi, ma nella città. E di certo non si può impedire a nessuno di girare per le città». Poi aggiunge: «È molto difficile riuscire ad arginare quelli che sono diventati dei veri network criminali a livello internazionale. Nel calcio ci sono delle alleanze internazionali tra ultras, per cui abbiamo tifosi tedeschi che si alleano con gli atalantini, come nel caso del 15 marzo, vista la presenza di molti tifosi di Bergamo. O ancora come nel caso di tifosi napoletani “alleati” con quelli del Paris San Germain. Gente che non è interessata a vedere la partita». Il sistema locale dell’ordine pubblico è disarmato di fronte a questo tipo di criminalità, secondo D’Errico. «Possono esserci stati degli errori nella gestione locale dei tifosi, ma poteva addirittura andare peggio. Si parlava di un assalto all’angolo ai quartieri Spagnoli dove c’è il murale dedicato a Maradona. Quella sarebbe stata una tragedia».

Chi pagherà? – Per il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi una cosa è certa: «Quello che è successo ieri è inaccettabile. Non è possibile che per una partita di calcio la città sia oggetto di violenze e devastazioni». Anche Manfredi denuncia la presenza di «gruppi organizzati che si muovono per le città, facendo anche alleanze per creare difficoltà. È incredibile la differenza tra quello che è successo fuori dallo stadio e dentro. La partita si è svolta in modo sportivo, ma ciò che è successo fuori dal campo deve essere isolato dalla vita sportiva». Il Sindaco, poi, traccia un primo bilancio dei danni: «Diversi i danni alle attività commerciali, 5 autobus danneggiati con danni fino a 20mila euro». Poi la promessa: «Faremo presente in tutte le sedi competenti la necessità di un ristoro dei danni».