Sarebbe dovuto entrare in vigore tra 4 mesi, il 6 marzo 2020. Invece l’obbligo scatta già da oggi, giovedì 7 novembre: chi trasporta in auto bambini di età inferiore ai 4 anni dovrà montare sui seggiolini per i piccoli  i dispositivi di allarme anti-abbandono. Il colpo di scena viene da una circolare ministeriale promulgata nel pomeriggio del 6 novembre. Assieme all’obbligo, entrano in vigore anche le sanzioni previste per il mancato rispetto delle norme: si va dalla multa alla sospensione della patente in caso di recidiva. Ma a far discutere è la brusca anticipazione dell’entrata in vigore della norma che, secondo alcuni, come Giordano Biserni, presidente Asaps (Associazione sostenitori Polstrada), non lascerebbe tempo sufficiente per mettersi in regola sia ai conducenti sia alle aziende produttrici.

La normativa- La nuova versione dell‘art 172 del Codice della Strada comporta l’obbligo immediato per tutti i conducenti di veicoli sui quali sono trasportati bambini di età inferiore ai 4 anni di installare, oltre ai seggiolini, dispositivi di allarme che ricordino al conducente la presenza del bambino sul sedile posteriore. Questi devono essere in grado di dare un segnale, visivo o acustico, che sia percepibile all’interno e all’esterno del veicolo, in modo da attirare l’attenzione del genitore o di un passante. I dispositivi dovranno avere la capacità di attivarsi automaticamente a ogni utilizzo, senza alcuna azione da parte del conducente se non quella di mettere in moto la macchina. Non è necessaria alcuna omologazione del sistema di allarme, che dovrà solamente essere conforme alle prescrizioni previste. I dispositivi potranno essere integrati nel seggiolino stesso, costituire una dotazione di base del veicolo, oppure essere indipendenti da entrambi.

Le sanzioni – La circolare ministeriale che stabilisce l’entrata in vigore dell’obbligo precisa che, dalla stessa data in cui le disposizioni operative del decreto entrano in vigore, così è anche per le sanzioni previste per il loro mancato rispetto. Ora, chi trasporta un minore di 4 anni senza il sistema anti-abbandono, rischia da 81 a 326 euro di multa; la decurtazione di cinque punti patente; la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi, se viene colto a commettere la stessa infrazione più di una volta nel giro di due anni.

I problemi – L’anticipazione dell’entrata in vigore del provvedimento ha già incontrato varie critiche. Ad esempio: quali sono esattamente i dispositivi conformi al decreto ministeriale? Quanto tempo hanno le famiglie per acquistarli? E cosa succede se un dispositivo già in vendita risulta adesso essere contrario alla legge sulla base della normativa appena entrata in vigore? Anche, e soprattutto, per questo la norma madre del provvedimento, la legge 117/2018, proposta da Giorgia Meloni e approvata con voto bipartisan del Parlamento, aveva previsto che il nuovo obbligo sarebbe stato efficace solo 120 giorni dopo l’entrata in vigore del decreto ministeriale attuativo che avrebbe fissato le caratteristiche tecniche dei dispositivi (il Dm infrastrutture pubblicato il 23 ottobre e in vigore, appunto, da oggi). Il perchè dell’anticipazione, riporta Il Sole 24 Ore, potrebbe essere da ricercare in un ulteriore limite temporale che la legge 117 fissava oltre a quello dei 120 giorni: l’obbligo sarebbe comunque dovuto essere vigente “entro e non oltre il primo luglio 2019”, data già superata. Forse, per non continuare ad accumulare ritardo, l’anticipazione dell’entrata in vigore della norma.

L’iter normativo- I bambini dimenticati e morti in auto sono stati 600 negli ultimi vent’anni. Di questi 9 in Italia (l’ultimo lo scorso settembre). Numeri alti. Anche per questo la legge, a lungo auspicata da tutte le parti politiche, non ha incontrato alcuna opposizione al momento della sua discussione in aula. Più difficile, però, è stato il suo percorso verso l’entrata a regimeDopo l’approvazione delle Camere nel settembre 2018 (con Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli) la legge Meloni rimane priva dei decreti attuativi indispensabili per l’entrata in vigore. La prima bozza di decreto vede la luce il 21 gennaio 2019 ma, prima di diventare legge, deve passare il vaglio tecnico della Commissione europea, che non arriva. Rispedita al mittente per le opportune correzioni, la norma rimane tra le carte delle commissioni ministeriali fino ad aprile, prima di essere sottoposta di nuovo alla Commissione. Nella sua seconda stesura, dopo l’ok delle istituzioni Ue, il provvedimento viene inviato al Consiglio di Stato che si deve esprimere sulla sua legittimità. Dopo il via libera del 26 ottobre, il 23 ottobre il decreto contenente le caratteristiche dei dispositivi viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale: da oggi è legge.