Piera Maggio, la mamma di Denise, durante la lettura della sentenza

Non è stata Jessica Pulizzi a sequestrare la sorellina Denise Pipitone. A quasi undici anni dalla scomparsa, a Mazara del Vallo (in provincia di Trapani), della bimba che nel 2004 aveva solo quattro anni, i giudici di Marsala hanno assolto la sorellastra ventiseienne dall’ accusa di concorso in sequestro di persona.

L’ex fidanzato di Jessica, Gaspare Ghaleb, è stato, invece, condannato a due anni per aver rilasciato false dichiarazioni ai magistrati. I pm Sabrina Carmazzi e Francesca Rago avevano chiesto 15 anni di carcere per Jessica e per 5 anni e 4 mesi per Ghaleb.

«Non c’è giustizia… non c’è giustizia». Sono le uniche parole pronunciate da Piero Pulizzi, padre di Jessica e di Denise. Insieme a lui si è costituita parte civile nel processo anche Piera Maggio, la mamma della piccola, che visibilmente provata ha dichiarato: «Oggi è come se mia figlia fosse stata sequestrata di nuovo. Si è arrivati all’assoluzione di Jessica nonostante i pm avessero detto che gli indizi contro di lei fossero chiari, univoci e convergenti» – dice la donna – «C’è qualcuno che vuole gettare in fondo a un fiume questo procedimento».

La sostiene il suo avvocato Giacomo Frattizza, che commenta la sentenza cercando di abbassare i toni: «Non dico che non ci sia giustizia, ma che probabilmente il Tribunale non abbia ben compreso tutti gli elementi. Solleciteremo la Procura di Marsala e anche la Procura generale di Palermo ad esaminare il caso e a proporre appello alla sentenza». Preoccupato per le conseguenze che questa sentenza potrà portare agli altri processi in corso, l’avvocato aggiunge: «Non vorrei che questa assoluzione abbia un effetto boomerang per il procedimento che vede indagati Anna Corona (la madre di Jessica Pulizzi) e altri, sul quale il giudice per le indagini preliminari deve decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura».

Invita Jessica Pulizzi a vivere serena, a lavorare e a curare la propria bambina il suo difensore, l’avvocato Fabrizio Torre. E a chi commenta sfavorevolmente la sentenza, l’altro difensore Gioacchino Sbacchi risponde: «Non diciamo sciocche. L’assoluzione è assoluzione tanto che non può essere neppure impugnabile».

Maria Chiara Furlò