Giuseppe Spinelli

Giuseppe Spinelli, cassiere di Silvio Berlusconi, dopo il sequestro (Ansa)

Banconote false, video fantasma, ritardi sospetti: sono tanti gli elementi che non tornano nel sequestro lampo del cassiere di Silvio Berlusconi Giuseppe Spinelli, anche dopo l’arresto dei rapitori. In attesa degli interrogatori di garanzia di mercoledì, ieri gli inquirenti della procura di Milano hanno aperto le cassette di sicurezza della banda a Buguggiate e Varese. Si aspettavano le prove, visto che nelle intercettazioni Francesco Leone, il presunto capo, parlava di soldi, anche se in maniera non chiara: «Io anche quei soldi lì li porterei via da lì, perché prima o poi me l’aspetto che vengono a vedere quelle cassette, allora pronti». All’apertura i poliziotti hanno però trovato solo banconote false. Eppure gli inquirenti non escludono che uno scambio, dopo la liberazione del ragioniere, sia stato fatto. Sempre nelle intercettazioni Leone parla a un complice di un «carico grosso»: «Qua stanno otto milioni ancora, oh». Forse l’acconto dei 35 milioni richiesti. L’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, smentisce categoricamente che siano stati versati ma la questione resta da chiarire.

Il sequestro lampo di Giuseppe Spinelli, per la verità, è pieno di buchi neri. Il ragioniere di fiducia del Cavaliere è stato trattenuto in casa con la moglie la notte tra il 15 e il 16 ottobre. I rapitori, tre italiani e tre albanesi, l’avrebbero preso perché telefonasse all’ex premier per “vendergli” una chiavetta e un dvd scottanti in loro possesso. Contenuto: video in grado di ribaltare nientemeno che la sentenza sul Lodo Mondadori e di inguaiare Fini, mostrandolo mentre prega dei magistrati di rovinare Berlusconi. Eppure, pare che nessuno abbia mai visto questi filmati. Né Spinelli, per incompatibilità tra il suo computer di casa e la chiavetta Usb dei rapitori. Né Berlusconi e l’avvocato Niccolò Ghedini, che quella notte al telefono avevano chiesto di visionarli ad Arcore e avevano proposto uno scambio legale. Né gli inquirenti, che speravano di trovarli nelle cassette di sicurezza dei malviventi.

Infine anche l’atteggiamento della parte lesa suscita perplessità: Ghedini avrebbe sporto denuncia per conto di Spinelli solo 31 ore dopo il rilascio. Come mai questo ritardo? «Spinelli era terrorizzato dalle minacce ricevute», ha detto ieri l’avvocato, «appena ho avuto il suo ok ho chiamato il procuratore Bruti Liberati». Nel frattempo sarebbe stato portato al sicuro dalle guardie del corpo di Berlusconi in una località segreta. Il ragioniere non avrebbe detto subito la verità: «Non ci svela che è successo durante la notte – spiega Ghedini a Repubblica – Lo rivedo da solo il giorno dopo e finalmente mi racconta il sequestro». Al telefono quella mattina era però chiaro che parlava sotto costrizione. «Temevo gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari», si è giustificato il contabile, negando ogni trattativa.

«Un episodio talmente strano che aveva lì per lì il sapore di non essere una cosa vera», ha commentato l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, molto amico della vittima. Ma devono averlo pensato in molti. «Credo si sia trattato di un atto volgare, in parte geniale e in parte malavitoso per estorcere esclusivamente dei soldi», ha aggiunto poi.

Eva Alberti