“Un americano a Roma” non è sempre sinonimo di Alberto Sordi che con berretto e t-shirt bianca mangia un piatto di spaghetti al pomodoro davanti alla tv. «Di cosa parlo? Del Vaticano sopratutto». Seth Doane, corrispondente a Roma per l’emittente televisiva statunitense CBS, ospite alla Scuola di Giornalismo Walter Tobagi ammette che c’è una figura che catalizza l’attenzione degli Stati Uniti più di altre: il Papa. E spiega che nel suo lavoro in Europa copre diversi generi di notizia, ma dalla Capitale la politica dei Cinque Stelle, della Lega o del Pd lascia spesso spazio all’Angelus della domenica

«Il Vaticano deve essere spiegato» – Dal 2016, dopo aver coperto l’Asia, l’Africa e il Medio Oriente, Seth Doane appare in video con alle spalle San Pietro, oppure mentre stringe la mano a Papa Francesco. «Racconto del Vaticano perché è un argomento sempre interessante e che deve essere spiegato». La Chiesa Cattolica negli Stati Uniti conta sull’appoggio di 17,000 parrocchie che guidano una popolazione di fedeli numerosa e diversa. Il Papa ha più fedeli rispetto a qualunque altro credo religioso e i 51 milioni di cristiani rappresentano circa il 25-30% della popolazione complessiva. In America la Chiesa Cattolica gestisce scuole, università e college in cui studiano circa 3,5 milioni di studenti. Anche il sistema sanitario si affida in parte ai sussidi delle istituzioni d’oltre oceano del Vaticano: fanno capo alla Chiesa 600 ospedali, e poi ci sono le case di cura e quelle di riposo.

Punti di vista – «Se non ci fosse il Vaticano non ci sarebbe motivo di avere un inviato, stabile, a Roma». Gli scandali che hanno investito la Chiesa negli ultimi anni, specialmente quelli relativi agli abusi sessuali, hanno ferito la comunità di fedeli e hanno reso importante, anche per l’America, mantenere l’attenzione sul cuore del cattolicesimo. Nel 2018, il rapporto shock pubblicato dall’Fbi sui preti pedofili in Pennsylvania ha messo sotto accusa i vertici ecclesiastici dell’intero Stato, gettando la Chiesa in una crisi profondissima. Seth Doane quindi, in quanto inviato in Italia per CBS ha il compito di spiegare il Vaticano sfruttando la sua posizione fortunata: da vicino ma non troppo. «I giornalisti italiani spesso portano doni al Papa. Io non porterei regali a nessuno. A nessuno verrebbe in mente di portare un regalo a Trump per esempio». Sorride il giornalista americano mentre racconta delle principali differenze tra i professionisti stranieri e quelli locali. Dalle parole di Doane si evince una velata critica secondo cui a volte la stampa italiana si è dimostrata troppo cerimoniosa nei confronti della Chiesa. Oltre la battuta però, Doane fa emergere una questione ben più ampia e delicata: quella dell’imparzialità. «In una conferenza sugli scandali sessuali, alla domanda se fossero presenti giornalisti italiani in aula, nessuno ha alzato la mano». Molto strano.

La carriera – Prima di stabilirsi nella Capitale, Seth Doane ha viaggiato per 70 Paesi e ha trasmesso i suoi servizi dai fronti più caldi del mondo, dall’Afghanistan all’Iraq. Ancora prima però, all’inizio della carriera, Doane è stato il volto di Channel One, spiegando al pubblico americano più giovane i conflitti della geopolitica mondiale attraverso un canale d’informazione atipico e che ormai non esiste più. Ha coperto disastri naturali come lo Tsunami in Indonesia o il terremoto di Haiti. Doane è stato insignito del Peabody Award nel 2004 per il viaggio in solitaria attraverso il Darfur e per il reportage sulla crisi umanitaria nella regione. Oggi spiega il Vaticano ma domani potrebbe essere il nuovo volto di “60 Minutes“, uno dei più importanti notiziari televisivi americani.