«Per salvare l’agricoltura ci vogliono interventi strutturali: una rete di invasi per arginare lo spreco d’acqua piovana» ha dichiarato Francesco Giardina, agronomo e responsabile consumi Coldiretti. L’emergenza siccità continua inarrestabile. Legambiente ha lanciato un grido d’aiuto al governo chiedendo un intervento immediato e una strategia nazionale idrica. Già nel luglio 2022 l’associazione aveva annunciato l’arrivo di un anno drammatico per l’industria agricola Italiana. Un terzo delle aziende sono in ginocchio, costrette a produrre in perdita a causa dei rincari scatenati dalla guerra in Ucraina e della siccità. Secondo la Confederazione Nazionale dei coltivatori, più di un terzo del territorio è a rischio desertificazione: grano, ortaggi, frutta,riso,cereali e anche gli allevamenti stanno subendo enormi danni.

Secondo l’opinione dell’esperto Francesco Giardina «La devastante siccità che stiamo affrontando ha evidenziato ancora una volta che l’Italia ha bisogno di nuovi invasi per raccogliere l’acqua a servizio dei cittadini e delle attività. I cicli naturali si stanno modificando. L’acqua non è una risorsa inesauribile, il settore agricolo è quello che subisce i danni più gravi».

A cosa servono gli invasi e quanto tempo ci vorrà per portare a termine il progetto? «Gli invasi sono laghetti e bacini che hanno la finalità di raccogliere il 50% dell’acqua piovana, mentre oggi siamo fermi all’11%. Il progetto è già partito a Brescia con il recupero delle cave e dove è stato inaugurato il primo laghetto, ma ci vorranno parecchi anni per far ingranare la macchina e operare su tutto il territorio».

Qual è stata la risposta del governo al progetto?  «La costruzione di questa rete è sostenuta da una parte delle risorse del PNRR. Ci sono molti altri interventi che possono essere messi in pratica: con le nuove tecnologie poi si possono rendere più efficienti i metodi di analisi delle colture, studio per l’individuazione del momento più adatto all’irrigazione e nuovi sistemi di irrigazione che non sprechino una risorsa scarsa. Il rapporto con il problema deve essere analizzato a 360 gradi».

Quali sono altri interventi urgenti da applicare?«La tutela del suolo agricolo. Stiamo perdendo suolo agricolo a ritmi drammatici. Su 210 mila ettari di riso, 8 mila quest’anno, non verranno seminati. Bisogna ridurre la cementificazione che favorisce la perdita d’acqua piovana e garantire una migliore tutela del terreno. Ormai assistiamo sempre di più a un fenomeno di piogge concentrate in un singolo periodo, è quindi necessario non perdere l’occasione di raccogliere questa risorsa. Il suolo agricolo trattiene l’acqua e la conduce alle falde, il cemento la perde e la fa scorrere fino a valle».

Come sta reagendo l’industria agricola Italiana?«Sta soffrendo per la siccità e in termini di prezzo. Se manca l’acqua imprese e aziende devono ricorrere a pompe e condotti energetici che costano. Costi maggiori per le aziende agricole e prezzi più alti per i consumatori».

Ci sono nuovi metodi e innovative scelte di coltivazione che possono aiutare l’agricoltura ?«È un settore in evoluzione e con la collaborazione delle nuove tecnologie è possibile sviluppare nuove tecniche che favoriscano la tutela del suolo e il risparmio dell’acqua. I cambiamenti climatici stanno portando grandi novità e il settore si sta adattando a queste trasformazioni. Ci sono coltivazioni nuove come l’avocado in Sicilia e in generale molti prodotti agricoli stanno migrando verso nord. In molti casi le colture si spostano a causa della forte desertificazione che sta invadendo sempre di più il sud del nostro paese».