L’ambasciata americana a Cuba (Wikimedia Commons)

Un intrigo da spy story o un caso di isteria di massa? Sulla sindrome dell’Avana, ovvero il malessere che da quasi sei anni a questa parte affligge centinaia diplomatici e agenti segreti americani in vari Paesi, continuano a esserci più domande che risposte. Una commissione di esperti del Governo americano ha pubblicato mercoledì 2 febbraio un rapporto in cui si afferma che alcuni dei casi di mal di testa, vertigini e disturbi dell’udito denunciati negli anni dai dipendenti del governo statunitense potrebbero essere stati causati da armi a onde elettromagnetiche.

Il report  – La commissione nominata dal presidente Joe Biden ha affermato che una ventina di casi di sindrome dell’Avana non possono essere spiegati da fattori psicosomatici o dallo stress: potrebbero invece essere stati provocati da armi a energia direzionata o microonde. Una conclusione in apparente contraddizione con quella del report provvisorio pubblicato dalla Central Intelligence Agency (Cia) a gennaio, nel quale anche per i casi senza spiegazione non si erano trovate prove di un attacco organizzato da altre potenze. Anche un documento del Dipartimento di Stato americano reso pubblico nel 2021 aveva escluso la possibilità di attacchi con microonde o altre armi.

Senza spiegazioni – I primi casi di malessere risalgono alla fine del 2016, quando diversi diplomatici e agenti dei servizi segreti di stanza a Cuba hanno iniziato a lamentare pesanti mal di testa e perdite dell’udito. Alcuni di loro hanno parlato di un suono fastidioso sentito nel quartiere dell’Avana in cui vivevano e lo hanno anche registrato. Diversi studi hanno poi confermato che il suono in questione era quello dell’accoppiamento dei grilli. Nei mesi e negli anni successivi, i casi di diplomatici e dipendenti del governo americano che presentavano sintomi simili si sono moltiplicati: dall’Austria alla Cina, la sindrome dell’Avana è uscita dai confini dell’isola caraibica ed è diventata un fenomeno globale. Già dall’estate del 2017 si è iniziata a diffondere la teoria di un attacco contro obiettivi americani, forse condotto con armi soniche. Ipotesi però presto esclusa, perché per ora questo tipo di armi sono in grado di emetter suoni fortissimi, non fastidiosi e costanti, e soprattutto impossibili da direzionare solo contro alcuni individui. Dal 2018 in poi diversi esperti di sicurezza hanno iniziato a ipotizzare che lo strumento usato contro i diplomatici statunitensi fosse una nuova tipologia di armi a microonde. Secondo alcuni l’esposizione a queste microonde avrebbe danneggiato le vittime facendo sentire loro suoni che non c’erano: il cosiddetto «effetto Frey». Anche queste armi, però, a oggi sono state sviluppate per fini di controllo della folla e non si sa se possano essere usate per attacchi direzionate.

Le altre ipotesi – Il nuovo report riapre quindi all’ipotesi di un attacco deliberato inflitto agli Stati Uniti da una potenza nemica: a Washington si temeva che ci fosse dietro la Russia di Putin, ma per ora non sono state rese pubbliche prove del coinvolgimento delle forze di sicurezza di nessun Paese. E sono diversi gli esperti che hanno ipotizzato invece che il malessere possa avere altre cause. Secondo alcuni, la sindrome dell’Avana potrebbe essere un disturbo neurologico funzionale. Sono quelle malattie «causate da percorsi neurali inibiti o creati in modo tale da provocare dolore, perdita di controllo motorio, problemi sensoriali, problemi di linguaggio, affaticamento e altri sintomi», come spiega su Slate Frank Bures, che a lungo si è occupato della questione. Esistono occasioni, spiega Bures, in cui questo tipo di disordini può diffondersi attraverso il contagio sociale. Una spiegazione che però, per alcuni casi, non ha convinto la commissione nominata da Biden.