“Moda Gomorra”. Questo il nome dato dalla Guardia di finanza di Roma all’operazione che ha portato al sequestro di circa 500 mila articoli contraffatti tra Napoli e provincia. I capi di abbigliamento e le calzature, firmati Dolce&Gabbana, Gucci, Louis Vuitton, Armani e Hogan, erano prodotti da una banda composta da 65 persone, tutte italiane, ora accusate di associazione per delinquere. In totale, le Fiamme Gialle hanno eseguito 12 ordinanze di misure cautelari, sequestrato cinque immobili, 313 macchinari e posto i sigilli a 23 fabbriche clandestine.

L’operazione della Guardia di finanza – I finanzieri del Comando provinciale di Roma, in collaborazione con il Gruppo Pronto Impiego di Napoli e coordinati dai Sostituti Procuratori presso la Direzione Distrettuale Antimafia partenopea Catello Maresca e Francesco De Falco, sin dalle prime luci dell’alba di martedì 6 marzo hanno eseguito nel capoluogo campano le 12 misure restrittive: 9 arresti domiciliari e 3 obblighi di dimora. Le indagini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino hanno percorso a ritroso la “filiera del falso”, riuscendo a ricostruire il traffico illecito, dalla vendita al dettaglio, effettuato nelle piazze e quartieri rionali della Capitale e del sud-Italia, fino ad arrivare ai 23 laboratori clandestini. Sequestrati anche cinque beni immobili, 3 appartamenti e due garage, ubicati nel centro di Napoli, per un valore complessivo di 2 milioni di euro.

L’organizzazione della banda – I 65 soggetti che componevano il sodalizio, tra cui anche 12 donne, avevano competenze e professionalità specifiche, come in qualsiasi azienda di produzione tessile. C’erano le sarte, le ricamatrici, i tagliatori, i trasportatori e gli addetti alle vendite. I capi prodotti erano inoltre di altissima qualità, talmente simili agli originali, dicono gli inquirenti, da poter indurre in errore anche l’occhio più esperto. Un sistema ben collaudato che, nel solo periodo di durata delle indagini, ha permesso alla banda di accumulare profitti illeciti per oltre 8 milioni di euro. L’associazione per delinquere, spalleggiata anche dai capi di un clan camorristico, aveva ormai il monopolio della produzione di capi e calzature d’eccellenza contraffatti, sbaragliando la stessa concorrenza illecita diventando i più ricercati e conosciuti nel mondo dei “falsari”. Grazie alla massiccia produzione, i prezzi erano assolutamente allettanti per l’acquirente medio e nella “collezione pirata” si andava, ad esempio, dai 30 euro per il maglioncino Burberry (i prezzi degli originali vanno dai 300 euro fino a oltre mille) ai 50 euro per gli ultimi modelli di scarpe Hogan Interactive (dai 290 ai 390 euro originali).

Il mercato del falso in Italia – La vasta operazione condotta a Napoli, che ha visto la partecipazione di oltre 50 finanzieri, si inserisce nell’ambito di un più ampio impegno a tutela del Made in Italy e a contrasto della contraffazione predisposto dal Comando Provinciale di Roma. Un rapporto del Censis del giugno 2016 intitolato “La contraffazione: dimensioni, caratteristiche ed approfondimenti” stima che il fatturato della contraffazione in Italia nel 2015 ammontasse a 6,9 miliardi di euro (il 4,4% in più rispetto al 2012). Una perdita per il fisco stimata in 5,7 miliardi di euro, di cui 1,7 per la produzione diretta e 4 per i settori connessi. Secondo la relazione, al primo posto per numero di falsi c’è il settore dell’abbigliamento, il cui valore sul mercato nazionale del fake è stimabile in 2,2 miliardi di euro, pari al 32,5% del totale. Una situazione che ha provocato l’intensificazione dei controlli delle forze dell’ordine: dal 2008 al 2015 l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza hanno effettuato più di 131 mila sequestri, determinando il ritiro dal mercato di 432 milioni di articoli contraffatti.