«Si è giocato sul fondo di un cratere lunare». Il racconto perfetto di questa strana domenica di serie A, vissuta senza pubblico negli stadi, lo fece 35 anni fa Gianni Brera, descrivendo così la strana atmosfera di uno Stadio di Torino (allora era il vecchio Comunale) deserto per uno Juventus- Hellas Verona in Coppa dei Campioni. Allora il motivo erano gli incidenti dell’Heysel, oggi invece il coronavirus. Infatti, nonostante il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte dell’8 marzo che stabilisce «la continuazione degli eventi sportivi a porte chiuse anche nelle zone rosse», la Federazione valuta la sospensione di tutti i campionati fino al 3 aprile su pressioni del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora e del presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi.

Cosa è successo – La partita Parma-Spal delle 12.30 è stata il segno della grande confusione che regna sotto il cielo del calcio al tempo del Coronavirus. Mentre le squadre stavano per scendere in campo al Tardini è arrivato l’invito di Spadafora a «valutare la sospensione del campionato», riprendendo l’appello di Tommasi. Una richiesta non raccolta da Lega Serie A e Figc, che hanno preferito rispondere con la convocazione di un Consiglio straordinario martedì 10 marzo per decidere ufficialmente il da farsi. Nel frattempo però si gioca. Parma e Spal hanno iniziato alle 13.45, più di un’ora dopo l’inizio previsto, e a seguire le altre 5 partite, compreso il big match tra Juventus e Inter. Un clima quasi surreale ha avvolto gli stadi, con i telecronisti a distanza di sicurezza e i calciatori invece che cercano di portare avanti lo spettacolo come se nulla fosse. Un clima che ha fatto infuriare il ministro Spadafora, intervenuto a 90^ minuto: «Le partite si stanno giocando per un gesto irresponsabile della Lega Serie A e del suo presidente Dal Pino. Il mondo del pallone si sente immune dal contagio e si è chiuso a riccio. Pandev ha esultato abbracciando i compagni dopo aver segnato al Milan. Cosa si aspetta a fermare il campionato? Lega Serie A e Sky pensano solo ai soldi».

La situazione – Fermare però il calcio in Italia è più complicato di quanto si pensi. C’è infatti il problema delle Coppe europee: martedì, poche ore dopo il Consiglio Federale, l’Atalanta scenderà in campo a Valencia per conquistare un posto nei quarti di Champions. Giovedì sera invece è prevista l’andata dei quarti di Europa League. In programma Siviglia-Roma ma soprattutto Inter-Getafe, per cui la Uefa ha già disposto le porte chiuse. Se in Figc opteranno per lo stop alle partite in territorio italiano, cosa farà l’organo calcistico europeo? Una delle ipotesi allo studio è disputare la partita su territorio neutro: la Juventus ha già provato a chiedere a Malta di ospitare il ritorno di Champions League del 17 marzo contro il Lione, ricevendo un netto rifiuto. Per una squadra come l’Inter, proveniente da Milano, sarebbe ancora più difficile trovare un luogo disponibile per l’evento.

Le opzioni al vaglio – Per evitare la paralisi la Federazione è già in pressing sull’Uefa. La richiesta sarebbe quella di posticipare l’Europeo in autunno o nell’estate 2021 in modo tale da avere più date a disposizione e spalmare così il campionato italiano e internazionale fino a metà giugno. Un’ipotesi che, al momento, non sembra essere presa in considerazione a Nyon. Un’ ipotesi alternativa potrebbe essere un recupero “fast and furious” delle partite che restano giocando ogni due giorni, anziché tre, e spostando la finale di Coppa Italia al 1° giugno o addirittura all’estate. Lo scenario peggiore sarebbe però decretare la fine dei campionati, opzione non così remota nel caso in cui un giocatore venisse dichiarato positivo al coronavirus. Un’ipotesi non prevista dallo statuto della Federcalcio che non sospende un campionato addirittura dal 1915, quando l’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale. “Congelare” la classifica attuale porterebbe tutte le squadre a mantenere la categoria e bloccherebbe l’assegnazione dello scudetto, con un inevitabile coda di tensioni e polemiche. Una soluzione però andrà trovata: il calcio non può farsi trovare impreparato di fronte a un’emergenza sanitaria di tale portata.