“Si è fatta luce sulla fase esecutiva della strage di Capaci”. Così il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari ha commentato le otto misure cautelari contro il commando dell’attentato in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta.

Alle prime luci dell’alba l’operazione della Direzione investigativa antimafia (Dia), ha aggiunto un nuovo tassello al tragico episodio del maggio del ’92. Anni di indagini nel silenzio della procura di Caltanissetta hanno portato agli arresti che il Direttore della Dia, Arturo De Felice, ha definito “un tassello fondamentale per arrivare alla verità sulla strage di Capaci”.

A vent’anni di distanza si è infatti accertato il ruolo del mandamento mafioso della cosca Brancaccio nella strategia stragista di Cosa Nostra, anche grazie alle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina. I collaboratori di giustizia hanno fatto i nomi di alcuni fedelissimi del capomafia palermitano Giuseppe Graviano, mandante delle stragi del ’92 e ’93.

Nella fase preparatoria ed esecutiva della strage sarebbero intervenuti Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello, che già stanno scontando condanne per mafia e omicidio. E il boss Salvo Madonia, attualmente in carcere duro, che nel dicembre del ’91 avrebbe partecipato alla riunione della commissione provinciale di Cosa nostra in cui si decisero le eliminazioni di Falcone e Borsellino.

L’ordinanza di custodia cautelare riguarda poi Cosimo D’Amato, pescatore di Santa Flavia finito in manette nel novembre scorso, che secondo gli inquirenti avrebbe fornito l’esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze e Milano.

“Il tritolo usato a Capaci faceva parte dell’esplosivo usato poi nelle stragi del ‘93 e nel fallito attentato all’Olimpico” conferma il procuratore Lari. “Quattro ordigni bellici recuperati in mare, sconfezionati e polverizzati. Una mole enorme di tritolo che spinse Totò Riina a dire: “Abbiamo tanto esplosivo da fare guerra allo Stato”.

Silvia Ricciardi