«Sono tre, solo tre, le prove che inchiodano i coniugi Romano». Per il sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser, l’ergastolo a Olindo e Rosa, ritenuti responsabili della strage di Erba, sarebbe «un errore giudiziario». Il magistrato, sulla base di nuovi elementi, ha chiesto la revisione del processo.

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La ricostruzione dell’accusa – In una sentenza di 300 pagine i giudici della Corte di Assise di Como nel 2008 decisero la colpevolezza dei coniugi Romano per la tragedia avvenuta nel 2006 in via Diaz 25. In un appartamento di un’ ex cascina ristrutturata vennero ritrovati 3 corpi: Raffaella Castagna, proprietaria dell’abitazione, suo figlio Youssef di due anni e sua madre Paola. In un primo momento i sospetti degli inquirenti si concentrarono su Azouz Marzouk, il marito di Castagna, coinvolto in traffici di droga. Il tunisino però, al momento della tragedia, era in Africa. L’attenzione delle autorità si spostò, quindi, sui vicini di casa. Olindo e Rosa Romano protestavano da tempo per la maleducazione della famiglia della porta accanto. Quando i carabinieri bussarono alla loro dimora, la jotte della tragedia, la donna aveva una ferita su un dito e lividi sul dorso della mano sinistra. Uno degli elementi che ha portato alla condanna è proprio il fatto che Rosa Bazzi sia mancina. La morte del piccolo Youssef fu causata da “colpi inferti con la mano sinistra”. L’unico sopravvissuto della strage è Mario Frigerio. L’uomo, quando fu interrogato dalle autorità, riconobbe in Olindo l’aggressore che provò a ucciderlo. La testimonianza diventò la chiave per formulare l’imputazione nei confronti di Romano. L’ultimo tassello che completò il quadro dell’accusa fu il ritrovamento di tracce di sangue, appartenenti a Castagna, nell’auto di Olindo. Al momento dell’arresto, i coniugi confessano i plurimi omicidi ma durante i processi hanno più volte ritrattato dicendo di essere stati forzati ad autoaccusarsi.

La richiesta di revisione-  «Due persone probabilmente vittime di errore giudiziario stanno scontando l’ergastolo», ha detto il sostituto procuratore generale al Corriere della Sera. Le confessioni di Olindo e Rosa, secondo Tarfusser, furono ottenute con «errate tecnica di intervista investigativa». In altre parole, le dichiarazioni sarebbero state inquinate dalle pressioni degli inquirenti. Nella richiesta di revisione, il giudice prova a demolire l’elemento chiave dell’accusa: la testimonianza di Frigerio. L’uomo fu interrogato dal luogotenente Gallorini mentre era ricoverato in gravi condizioni, quindi si tratterebbe di “falsa memoria”. Inoltre, nel primo identikit del suo aggressore, il sopravvissuto descrisse una figura dalla pelle olivastra, occhi scuri e fronte bassa. Tratti somatici diversi da quelli di Romano. A sostegno della richiesta di revisione c’è anche la testimonianza di un uomo tunisino, parte del gruppo di Marzouk. Nella casa di Castagna, secondo il racconto del tunisino, venivano nascosti droga e soldi. L’ipotesi che dunque si fa strada è che la strage potrebbe esser stata un regolamento di conti tra bande rivali legate al mercato dello spaccio. Inoltre, due testimoni parlano dell’avvistamento, la sera della strage, nei pressi del condominio, di tre uomini mai identificati.

Cosa potrebbe accadere- Il sostituto procuratore generale ha depositato la richiesta di revisione al procuratore generale Francesca Nanni. Solo Nanni però può chiedere alla corte d’appello di Brescia, l’unico organo competente, di decidere sulla riapertura o meno del caso. Intanto, anche la difesa dei coniugi Romano si sta muovendo sulla pista tracciata dalla procura. In settimana i legali depositeranno la loro domanda di revisione alla Corte d’Appello di Brescia.