Strangolata mentre faceva jogging e lasciata a morire. Ashling Murphy, maestra e musicista di 23 anni, è stata uccisa nel pomeriggio di mercoledì 12 gennaio sulle sponde del Grand Canal, a pochi passi dalla cittadina irlandese di Tullamore, dove la giovane abitava. A 10 mesi dal rapimento, stupro e omicidio della 33enne Sarah Everard a opera di un agente di polizia londinese, un altro femminicidio torna a sconvolgere le isole britanniche. Mentre la polizia indaga (ci sarebbe già un sospettato), migliaia di persone sono scese in strada in tutto il mondo per commemorare la vittima e per ribadire, ancora una volta, la loro rabbia nei confronti della violenza di genere.

Le indagini – Nella giornata successiva all’omicidio le indagini avevano portato al fermo di un uomo, rilasciato però poco dopo ed eliminato dalla lista dei sospettati. L’unico nome sul registro degli indagati è ora quello di un uomo ricoverato da giovedì notte in un ospedale di Dublino per una serie di gravi ferite, alcune si crede auto-inflitte, sulle quali non ha saputo dare una giustificazione. Il dna del sospettato, che non è stato ancora arrestato e che dovrà essere sottoposto a una valutazione psicologica prima di essere interrogato, è stato già confrontato con il materiale genetico ritrovato sulla scena del crimine e su una mountain bike che si pensa sia stata utilizzata dal killer.

Veglie internazionali – In attesa dei funerali, che si terranno martedì 18 gennaio, nei giorni scorsi l’Irlanda si è mobilitata nel ricordo della giovane vittima. Veglie e raduni spontanei si sono tenuti fin da venerdì a Tullamore e in decine di altre cittadine irlandesi, tra cui Dublino e Belfast, coinvolgendo migliaia di persone. Gli eventi di commemorazione, ma anche di silenziosa protesta, si sono allargati nel weekend al resto del mondo: a Londra, Edimburgo, Dubai, New York e Brisbane le associazioni femministe e le comunità irlandesi locali si sono unite al dolore della famiglia della ragazza.

Le reazioni istituzionali – «Questo omicidio ha unito la nazione in un moto di solidarietà e repulsione», ha detto commosso il primo ministro Micheál Martin, anche lui presente alla commemorazione fuori dal parlamento di Dublino. «Dobbiamo ascoltare ciò che le donne ci dicono. Spetta a tutti noi creare una società diversa, in cui ci sentiamo al sicuro, e trasformare la cultura che è alla base della discriminazione, degli abusi e della violenza sulle donne», ha poi aggiunto, annunciando una strategia nazionale di “tolleranza zero” già in fase di sviluppo nei confronti della violenza sessuale, domestica e di genere. Gli ha fatto eco il presidente irlandese Michael Higgins, secondo il quale «è di importanza cruciale riflettere su cosa bisogna fare per eliminare dalla nostra società la violenza  sulle donne in tutti i suoi aspetti». Michelle O’Neill, vice primo ministro dell’Irlanda del Nord ha ribadito il messaggio durante la veglia tenutasi a Belfast: «La violenza sulle donne deve finire. Penso che il fatto che oggi, in ogni città, villaggio e contea dell’isola, la gente si riunisca in gran numero per ricordare Ashling Murphy, dimostri che le donne ne hanno avuto abbastanza. Abbiamo il diritto di sentirci al sicuro, abbiamo il diritto di essere al sicuro. Abbiamo il diritto di andare a correre. Abbiamo il diritto di andare a lavorare e sentirci al sicuro, abbiamo il diritto di andare nei negozi e sentirci al sicuro. Penso che questo sia un momento di svolta nella nostra società di oggi».