Non si placano le polemiche attorno alla riforma della Giustizia presentata dal Ministro Carlo Nordio. Il disegno di legge approvato la scorsa settimana in Consiglio dei Ministri suscita le critiche della stampa italiana, che vede nella stretta alla pubblicazione delle intercettazioni un bavaglio all’informazione.

Limite alla pubblicazione- Una tra le norme contenute nella riforma prevede che le intercettazioni, di qualunque natura esse siano, non devono essere pubblicate neppure in sintesi, a meno che non siano state riprese da un provvedimento giudiziario o siano state utilizzate durante un dibattimento. In particolare, il provvedimento esige anche che i pm e i giudici dovranno stralciare dai loro brogliacci i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini.

Le critiche- Se Nordio respinge le accuse dichiarando che «non si tratta di un bavaglio alla stampa» e che al contrario l’intervento ha interessato «il settore più sensibile, dove era possibile intervenire in via di urgenza, per tutelare il terzo», dall’altra parte i giornalisti vedono nella riforma limiti troppo stringenti su uno strumento (le intercettazioni) che negli ultimi anni ha assunto un ruolo importante nel sistema giudiziario penale, perché alla base di molte attività di indagine. L’avvocato Caterina Malavenda, esperta del diritto dell’informazione chiarisce: «Il giornalista può scegliere. Se decide di non pubblicare intercettazioni si attiene alla norma, ma se ritiene che quel documento sia importante e crede sia giusto che l’opinione pubblica ne venga a conoscenza, può decidere di pubblicare assumendosene tutti i rischi del caso». È quanto vale per altri reati come la diffamazione, come spiega l’avvocato: «Se il giornalista racconta qualcosa che ritiene vera, il giudice potrà decidere di non punirlo perché prevale il diritto di cronaca. Quindi il giornalista può esercitare in ogni caso questo diritto». «Il diritto di cronaca, secondo l’avvocato, comunque prevale su quella norma penale che vuole solo evitare che il giudice legga sui giornali atti che non si dovrebbero conoscere. Sarà comunque il giudice a decidere se il giornalista va assolto avendo esercitato quel diritto indiscutibile. La norma che vieta la pubblicazione di atti giudiziari è la 684 del codice penale e punisce con l’arresto o l’ammenda chi viola il divieto».

Il diritto alla privacy- Si tratta di un punto della riforma che ha come obiettivo quello di tutelare la privacy dei soggetti coinvolti, anche se come spiega Malavenda: «Già adesso vige la normativa sulla privacy che prevede che le intercettazioni possono essere divulgate a meno che non riguardino terzi estranei alle indagini, non riguardino dati sensibili, quindi dati medici dati sessuali, proprio per tutelare il diritto alla privacy di ciascuno».