Un reggiseno appeso come un trofeo su un muro con la scritta “Mafia”. È l’agghiacciante epilogo di 51 minuti di violenza alla quale, il 23 ottobre 2022, è stata sottoposta una tredicenne a Cerignola (Foggia). Tre mesi dopo, il 18 gennaio 2023, tre ventenni sono stati arrestati con le accuse di violenza sessuale di gruppo e cessione aggravata di sostanza stupefacente. Prima di approfittare della loro vittima, l’avrebbero stordita con uno spinello di hashish. Una quarta persona è indagata a piede libero per aver fornito informazioni false.

La trappola social – Il 23 ottobre dell’anno scorso la ragazza viene contattata su Instagram da Domenico Tricarico (20 anni), uno dei tre indagati, e accetta di incontrarlo. Lui va a prenderla sotto casa e la porta in un box alla periferia della città. Qui si presentano anche Domenico Longo (20 anni) e Pasquale Pepe (21 anni). Il gruppo entra alle 21,07 ed esce alle 21,58, come certificano le telecamere del capannone. In mezzo, quasi un’ora di minacce e violenze. «Mi passano la canna e dopo un po’mi inizio a sentire stordita. Mi gira un po’ la testa e mi siedo sul divano» racconta la ragazza agli investigatori. A questo punto sarebbero iniziati gli abusi: «Mi minacciavano di mettermi le manette. Io opponevo resistenza, urlavo, avevo paura». In un secondo momento si aggiungono anche altre persone, almeno cinque, e le violenze sono riprese con i cellulari. Quello della ragazza invece è scarico e lei non può chiamare nessuno.

«Lei ha provocato» – Arrivata a casa, la  ragazzina prende il telefono della mamma e spiega tutto a un’amica. Subito, però, i tre ventenni danno una versione dei fatti diversa. Mostrano i video che hanno registrato nel box allo zio della vittima per dimostrare che lei era consenziente e poteva andarsene in ogni momento. Avvicinano la madre e la convincono di essere stati istigati al punto che la donna scrive al commissariato di polizia, dicendo di voler ritirare la denuncia perché è stata sua figlia a «provocare ragazzi più grandi». Uno dei tre, Domenico Tricarico, ricontatta anche la ragazza, ribadendo lo stesso concetto: lei li ha provocati.

Il gip: consenso improbabile – Il giudice per le indagini preliminari (gip) Margherita Grippo non sembra credere alla ricostruzione dei ventenni. La vicenda, definita dal magistrato «degradante e umiliante», rende difficile pensare che la tredicenne fosse consenziente. Al contrario, per il gip i fatti fanno emergere la «spregiudicatezza dei tre indagati» che sembrano inseriti in «un più ampio giro di giovani». Che la violenza sessuale di Cerignola non sia un fatto isolato lo suggerisce anche un’altra dichiarazione della vittima: ha raccontato agli investigatori che un ragazzo, tra i cinque che sono entrati dopo, le avrebbe detto di non preoccuparsi «perché non è la prima volta che una cosa simile accade».