Tra siti di rifiuti incontrollati e tumori c’è una stretta correlazione. Questo è quanto è emerso dal report conclusivo della Procura di Napoli Nord e l’Istituto Superiore di Sanità che nel 2016 hanno unito le forze per analizzare il fenomeno che affligge la Terra dei Fuochi. Alto tasso di mortalità, insorgenza di malformazioni congenite, asma, varie forme di leucemie, nascite premature e altre gravissime patologie sono causate o concausate dallo smaltimento illegale di rifiuti. I dati raccolti ne danno un’ulteriore conferma.

I dati – Ci sono quattro livelli differenti di rischio, in base alla vicinanza dei cittadini ai depositi nocivi. Ognuno misura l’indice di esposizione ai rifiuti. Nel terzo e quarto livello, i più gravi, il rischio di contrarre una patologia seria aumenta significativamente. Nel rapporto è stato rilevato che la mortalità e l’incidenza del tumore al seno è maggiore tra le donne che vivono nei comuni inclusi nella terza e quarta fascia di esposizione ai rifiuti. Lo stesso rischio riguarda anche l’ospedalizzazione per asma, sia negli uomini che nelle donne. La prevalenza di nati prematuri è riscontrata soprattutto nei comuni del secondo, terzo e quarto livello, mentre lo sviluppo della gran parte delle malformazioni congenite, nello specifico quelle all’apparato urinario, interessa soprattutto le persone residenti nei comuni di quarta fascia. Anche l’incidenza di leucemie e ricoveri per asma cresce considerevolmente in tutti e quattro i livelli decifrati, colpendo anche i giovanissimi con età compresa dai 0 ai 19 anni.

Il territorio colpito – La ricerca ha coinvolto un totale di 38 comuni che fanno parte dell’area di Napoli Nord di competenza della Procura, che ha sede ad Aversa. I centri abitati più esposti al rischio, inseriti nel quarto livello, sono Giugliano in Campania e Caivano. Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano e Villaricca appartengono al terzo livello. Aversa, Casal di Principe, Sant’Arpino, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano sono gli undici comuni collocati in seconda fascia. Infine ci sono i restanti 20 comuni di primo livello, quelli meno esposti al rischio: Carinaro, Cesa, Frignano, Cesa, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano, Casapesenna, Villa Literno per il Casertano e Arzano, Calvizzano, Casavatore, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Marano e Sant’Antimo. Parliamo di un perimetro urbano di 426 chilometri quadrati in cui nel corso degli anni sono stati scoperti 2.767 siti abusivi di smaltimento di rifiuti pericolosi. In 653 di questi sono state prodotte anche delle combustioni illegali. Il dato scioccante è che il 37% dei 354.000 residenti vive a meno di 100 metri da queste sorgenti cancerogene.

Gli esperti – Il dossier è stato presentato la mattina del 10 febbraio. In occasione erano presenti Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e Luigi Riello, procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli. La collaborazione tra i due enti è nata cinque anni fa con l’obiettivo di creare un quadro epidemiologico preciso grazie al quale analizzare una serie di eccessi della mortalità, di incidenza tumorale e patologica presente nella Terra dei Fuochi. Un fenomeno che ha martoriato un intero territorio, destando negli anni la preoccupazione di istituzioni e cittadini. «E’ necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione Campania – ha dichiarato Brusaferro – e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, così come nelle altre aree contaminate del nostro Paese, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale».