In Turchia e Siria si continua a scavare disperatamente, in lotta contro il tempo e in silenzio per sentire anche i segnali più deboli. La speranza è trovare qualche sopravvissuto dopo il devastante terremoto del 6 febbraio. Speranza qualche volta esaudita: un bambino è stato recuperato vivo dopo 80 ore sotto le macerie. Ma la catastrofe resta indicibile: oltre 17.100 il numero delle vittime. Nel frattempo, è arrivato in visita ai terremotati il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, reduce dalle polemiche sui soccorsi e sui condoni edilizi troppo facili che hanno spinto il sultano a bloccare Twitter, riaperto solo nella notte tra l’8 e il 9 febbraio.

La scossa – Sono le 2:17 (ora italiana) di lunedì 6 febbraio. Sotto il suolo di Pazarcik, nella provincia di Kahramanmaras in Turchia, al confine con la Siria, si scatena un terremoto di magnitudo 7,8 della scala Richter. Alle 11:24 un’altra scossa di magnitudo 7,5 fa tremare la terra a  Elbistan, nella stessa provincia turca. In poche ore, registrati altri 200 movimenti significativi. Sono oltre 17.100 i morti ritrovati ma il bilancio è destinato a salire. I feriti hanno raggiunto quota 63.000. Si contano 380.000 rifugiati tra Turchia e Siria mentre sono almeno 11.000 gli edifici crollati.

I soccorsi – Ankara ha ottenuto aiuti e promesse di soccorso da 40 paesi. L’Unione Europea ha inviato 1.185 soccorritori, tra cui 67 italiani: una squadra di 50 vigili del fuoco insieme a 11 sanitari e sei operatori della Protezione civile. Anche l’Ucraina, pur sconvolta dalla guerra, ha mandato 87 unità. In arrivo (oltre ad attrezzature ed aiuti) anche 5,9 milioni di dollari dalla Cina. Vladimir Putin ha assicurato aiuti anche dalla Russia.

Erdogan – Il presidente Erdogan ha fatto visita l’8 febbraio alle città colpite di Hatay e Kahramanmaras. «Inizialmente ci sono stati problemi negli aeroporti e sulle strade, ma le cose stanno diventando più facili» ha dichiarato, ammettendo che era «impossibile prepararsi a una catastrofe del genere». Il problema è che, secondo le voci diffuse tra la popolazione, molti edifici sarebbero stati costruiti in spregio alle più elementari norme antisismiche e i soccorso si sarebbero mossi in ritardo. Da qui le polemiche che il leader ha definito opera di «provocatori» e a causa delle quali ha deciso di chiudere l’accesso a Twitter.

Twitter – Il social network Twitter è risultato bloccato per ore. Ciò ha ostacolato le segnalazioni delle posizioni dei dispersi che avvenivano tramite la piattaforma. Il capo del social network Elon Musk ha avvisato con un tweet che il collegamento a Twitter in Turchia sarebbe stato a breve ripristinato.

Intanto, è arrivato nella città colpita Gaziantep anche il commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarcic.