«Rischiamo di ammettere tutti gli studenti al prossimo anno», ammette Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei Presidi (Anp) del Lazio. Con le lezioni interrotte dal Covid, la didattica a distanza non uniforme su tutto il territorio nazionale e le difficoltà che l’Educazione ha sperimentato nell’ultimo anno, il sistema Scuola si interroga su come affrontare il tema delle bocciature, o delle non ammissioni, in vista degli scrutini. La possibilità di far passare anche gli alunni con gravi insufficienze divide genitori e insegnanti.
«Aspettiamo direttive da parte del ministro dell’Istruzione. Sarà Patrizio Bianchi a decidere l’orientamento del sistema scolastico su questo tema», commenta Rusconi, che dirige il liceo scientifico Pio IX di Roma. E come se non bastasse, sui professori incombe il timore di essere sommersi da una valanga di procedimenti amministrativi al Tar in caso vengano autorizzate le bocciature: «Il ricorso alla magistratura è l’extrema ratio, però sarebbero molti i genitori a ricorrervi, senza dubbio».
Le opzioni – Nessuno si sbilancia, e si guarda piuttosto al compromesso già applicato alla fine dello scorso anno scolastico. «Se si sceglie di ammettere tutti, i recuperi sono imprescindibili. Bisogna procedere con corsi di sostegno a tutto spiano nei mesi estivi, anche a distanza. È inutile dire che la frequenza deve essere obbligatoria», spiega Rusconi. «Anche perché nella sostanza sono quasi due gli anni scolastici persi, e questo lo si pagherà in sede di superamento dei test d’ingresso delle facoltà a numero chiuso. Le università non abbasseranno l’asticella e se questi ragazzi non recuperano ci sarà una scarsissima ammissione all’istruzione di alto livello». E di fronte alla proposta avanzata da Patrizia Cocchi, preside del liceo Vittorio Veneto di Milano, di posticipare gli scrutini così da dare tempo agli studenti di recuperare, risponde con scetticismo: «Mi sembra una soluzione improbabile quella di rimandare le decisioni a ottobre. Anche perché poi le classi andrebbero formate a novembre e i professori arriverebbero a dicembre. È infattibile».
Il rientro a scuola – Di una cosa Rusconi è convinto: i ragazzi devono tornare a scuola. Anche perché i problemi della Dad, in primis quelli causati dalla connessione instabile che subiscono almeno il 25% degli studenti ogni giorno, non sono stati risolti. «Vittorio Colao (il nuovo ministro della Transizione Digitale, ndr) dice che per il 2022 avremo la banda ultralarga dappertutto. Ma il 2022 è ancora lontano». Intanto, nel Lazio martedì 30 marzo torneranno in aula i bambini delle scuole elementari e medie. «Io dopo Pasqua riaprirei anche le superiori. La scuola deve essere in presenza. Gli istituti sono sicuri. Il problema è quando questi ragazzi o gli adulti, di pomeriggio e nei weekend intasano le città perché qualcuno sconsideratamente gli permette di fare lo shopping. Il contagio non avviene a scuola, le misure sono garantite al 100%: distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani. Anche i mezzi pubblici rappresentano un rischio: si è agito, ma non come sarebbe stato necessario».