Oltre al consolato americano, sono pochi i punti di ritrovo a Milano dove poter incontrare i cittadini del paese al di là dell’Atlantico che si appresta a scegliere il suo prossimo presidente. Uno di questi è l’università Bocconi di Milano, che nella serata di martedì 5 novembre ha organizzato la conferenza “US Election Night” per seguire l’esito delle elezioni. Numerosi gli studenti presenti, anche di origine statunitense, accomunati dalla preoccupazione per il futuro del loro Paese natale.
Le voci oltreoceano – Monika Kaczorowska, da Washington D.C. centro nevralgico del potere americano, e Noemi Fusco, da Los Angeles, California, homestate della candidata dem, entrambe studentesse exchange d’oltreoceano, stanno seguendo con molta apprensione l’andamento delle elezioni. Noemi racconta che «la campagna elettorale ha visto due fronti completamente opposti: Kamala Harris ha voluto incentrare la sua campagna elettorale su diritti fondamentali di donne e membri della comunità Lgbt». Monika invece, di origine polacca, racconta che «la situazione è davvero tesa: nella parte più rurale degli Stati Uniti sta tornando un sentimento che ora come ora leggiamo sui libri di storia, il pericolo del suprematismo e del razzismo fa davvero paura». Entrambe concordano sul fatto che la politica sia scesa ad un livello molto basso e «per niente confortante». «Ormai la gente è abituata a votare non chi davvero rappresenta il proprio ideale, ma il candidato che viene considerato il meno peggio. La situazione negli Stati Uniti sembra molto delicata ed è importante dare un segnale», ha spiegato Noemi.
Avvicinarsi alla politica estera – Tra gli studenti dell’Ateneo, l’opinione comune è che «eventi di questo tipo possano avvicinare l’interesse collettivo verso tematiche internazionali». Secondo loro «la situazione geopolitica in cui viviamo oggi non è delle più rosee», come ha sottolineato Andrea, studente di Scienze politiche. «Questa conferenza ha voluto toccare molte tematiche, dalla politica all’economia, passando per un’analisi dei candidati alla presidenza, per far capire come gli Stati Uniti possano influenzare la vita di tutti noi. Pensiamo alla guerra commerciale con la Cina, alla politica estera, alla crisi di Taiwan e alla guerra a Gaza», ha spiegato Elena, studentessa di Scienze delle decisioni. «Molti di noi sono appassionati di politica e avendo visto la situazione negli Stati Uniti non potevamo mancare. Il prossimo presidente avrà molto lavoro per le mani e capire, grazie ai nostri ospiti, come questo potrà influenzare tanto la situazione interna quanto quella estera è davvero intrigante», ha aggiunto.