Quattordici morti, un solo sopravvissuto: un bambino di 5 anni ancora in condizioni critiche all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. La tragedia che ha travolto il 23 maggio la funivia Stresa-Mottarone ha sconvolto l’Italia. La fune trainante che cede, i sistemi di sicurezza che non si attivano, la cabina che scivola via e precipita nel vuoto. Come è potuto succedere? «Le tragedie purtroppo avvengono quando ci sono almeno due concause, se non tre – dice Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari –. Qui c’è stata una doppia sfortuna: la fune trainante ha sì ceduto (e non doveva), ma in teoria i freni della cabina sarebbero dovuti intervenire per mantenerla stabile e questo non è successo. Se il sistema di sicurezza avesse funzionato, ci saremmo tutti presi un gran spavento, ma grazie a un soccorso tempestivo sarebbero tutti vivi».
Come si procederà per capire la dinamica dell’incidente?
Verrà avviata un’indagine civile e penale, che dovrà accertare il perché di entrambe queste falle. Fortunatamente abbiamo il libro giornale di tutte le manutenzioni fatte e speriamo anche che l’impianto abbia una scatola nera, che renderebbe tutto più chiaro. Bisognerà capire perché quella fune ha ceduto: aveva ancora 8 anni di vita.
A quando risale l’ultima manutenzione?
A novembre 2020 era stato effettuato proprio un controllo magnetoscopico della fune, che non aveva evidenziato alcuna criticità. Inoltre, nel 2016 l’impianto era stato sottoposto a una grossa revisione generale, durante la quale è stato completamente smontato e rimontato, sostituendo le parti soggette a usura. Era un sistema ammodernato, tant’è vero che viaggiava senza vetturino, tutto automatico.
E chi se ne occupa?
Sebbene l’impianto sia del Comune, è gestito dalla Società Ferrovie del Mottarone, di proprietà di Luigi Nerini, un imprenditore locale. È un nostro associato, ma non lo conosco personalmente. La manutenzione, invece, è affidata alla Leitner di Vipiteno: un’eccellenza italiana nel mondo, una delle due aziende leader a livello globale nella costruzione di impianti a fune. Ecco, loro sono estremamente seri, non hanno mai lesinato sulla sicurezza. Ma nessuno può.
Cosa intende?
Le condizioni sono molto stringenti e scrupolose. Non esiste posticipare o rimandare una revisione. Il nostro punto di riferimento è il ministero dei Trasporti, che redige una normativa ad hoc, un manuale di uso e manutenzione, ed effettua i controlli. Le revisioni, tra l’altro, sono continue, perché hanno varie cadenze: ce ne sono di giornaliere, settimanali, mensili, annuali e biennali, fino a quelle più massicce che sono quinquennali e quindicennali.
Al netto della manutenzione, non ci sarebbe bisogno di un generale rinnovamento degli impianti?
No, le assicuro che l’intero sistema funiviario italiano è in uno stato ottimale. Noi vendiamo tempo libero, quindi per noi la sicurezza è un requisito primario e assoluto. Il trasporto via fune interessa milioni e milioni di persone, è molto sicuro, con doppie sicurezze dappertutto.
E infatti l’ultimo incidente simile in Italia risale più di 40 anni fa…
Esatto, il disastro della funivia di Cavalese a Cermis, il 9 marzo del 1976. Anche lì la fune portante si ruppe. Questo è l’ultimo incidente in cui siano stati coinvolti i nostri clienti, non contando ovviamente l’incidente del 1998 che ha coinvolto la stessa funivia, causato da un cacciabombardiere.