Condannata in primo grado a 1 anno e 6 mesi di reclusione la sindaca di Torino Chiara Appendino. Le accuse sono omicidio, lesioni e disastro colposi in relazione alla tragedia del 3 giugno 2017, quando in piazza San Carlo 2 donne persero la vita calpestate dalla folla durante la finale di Champions League.
I fatti – Quella sera la partita di Champions tra Juventus e Real Madrid era trasmessa su un maxischermo in piazza San Carlo. Un gruppo di ragazzi appartenenti ad una banda criminale spruzzarono spray al peperoncino in mezzo alla folla durante un tentativo di rapina, scatenando il caos. Due le vittime, Erika Pioletti e Marisa Amato, e più di 1.600 persone rimaste ferite nella calca.
La sentenza – Assieme alla sindaca, sono stati condannati anche l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’ex questore di Torino Angelo Sanna, il dirigente dell’agenzia che si occupò dell’evento Maurizio Montagnese e un suo collaboratore, Enrico Bertoletti. Il processo si basa sulle presunte mancanze nelle misure di sicurezza adottate. Il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) ha sposato la tesi del procuratore Vincenzo Pacileo, secondo cui la decisione di organizzare l’evento è stata «politica e, quindi, direttamente riferibile alla sindaca». Appendino, al contrario, si è sempre dichiarata innocente. Il suo avvocato, Luigi Chiappero, aveva puntato sull’imprevedibilità dei fatti, facendo riferimento alla cosiddetta teoria del Cigno Nero, secondo la quale eventi non previsti che abbiano risvolti rilevanti vengano poi razionalizzati in maniera impropria e, al contrario, giudicati prevedibili.
Come sapete, ho sempre cercato di comunicare con tutti voi in modo diretto e sincero.
E così vorrei fare anche in questo…Pubblicato da Chiara Appendino su Mercoledì 27 gennaio 2021
Il post – In seguito alla condanna, la sindaca ha deciso di commentare la vicenda con un lungo post su Facebook, nel quale ha tenuto a rimarcare come quella tragedia l’abbia segnata nel profondo: «Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata». La prima cittadina di Torino ha dichiarato che «il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo», ma ha anche aggiunto che «a questi sentimenti si somma una sensazione di amarezza». Appendino si è detta consapevole del fatto che una figura istituzionale come la sua comporti responsabilità, ma ha anche aggiunto che «oggi devo rispondere di fatti scatenati da un gesto folle di una banda di rapinatori», portando l’attenzione sul complicato ruolo dei sindaci e sui rischi ai quali vengono esposti. Il post si conclude con un ringraziamento «a tutte le persone che mi sono state vicine e ai miei legali», dichiarandosi anche fiduciosa di poter far valere la propria tesi nei successivi gradi di giudizio.
La difesa – «È una sentenza che accettiamo con fatica», ha dichiarato Luigi Chiappero, «la sindaca ha dato un patrocinio a una manifestazione, punto». Il legale di Appendino ha definito incomprensibile come «un fatto che lo stesso consulente ha detto imprevedibile» possa diventare una responsabilità per un sindaco, che quindi «diventa credo il mestiere più pericoloso in assoluto».
Il precedente – Non è la prima volta che Appendino riceve un verdetto negativo, dopo che nel settembre 2020 era stata condannata a 6 mesi per falso ideologico in atto pubblico nella vicenda della Società di Gestione del Risparmio Ream. La nuova condanna non cambia comunque il destino politico della sindaca, che già aveva annunciato che non si sarebbe ricandidata alla elezioni comunali del 2021.