Violenze fisiche e atti contro i diritti umani, tutto all’oscuro delle telecamere e lontano dagli occhi degli altri detenuti, ma non dalle orecchie. «Sentivamo le botte, il rumore di come venivano picchiati – ha raccontato un testimone – ho visto un rumeno sporco di sangue, era tutto rotto». Sono 46 in totale gli indagati tra gli agenti della polizia penitenziaria e 11 gli arrestati. Secondo l’inchiesta condotta dal procuratore di Trapani Gabriele Paci, sarebbero stati responsabili di torture ai danni dei detenuti dal 2021 al 2023. Tutto questo avveniva nella cosiddetta zona blu, un reparto isolato e privo di telecamere.
Le testimonianze – «La cella delle torture», così l’hanno definita gli inquirenti: una stanza senza acqua, con lo scarico otturato e le mura sporche di sangue dove gli agenti erano soliti picchiare i detenuti. «È uno strummolo, ci butto un secchio? Pisciazza mischiata con acqua», queste solo alcune delle parole intercettate di uno degli indagati, che ridendo con i suoi colleghi, paragonava i detenuti a degli oggetti. «Ricordo che ero nudo, appena finita la doccia. Sono stato spinto con calci per tutto il corridoio. Mi hanno preso a pugni, mi hanno fatto veramente male», avrebbe riferito agli inquirenti uno dei detenuti. Gli episodi nei quali i carcerati venivano picchiati, torturati e umiliati, definite dagli agenti delle “bravate”, si costituivano più che altro come un sistema organizzato da una squadra di picchiatori.
I precedenti – Sono quarantasei gli agenti della polizia penitenziaria sotto indagine: undici sono già agli arresti domiciliari e quattordici sono stati sospesi dal servizio. Le accuse devono ancora essere confermate ma, se la versione dei testimoni dovesse corrispondere al vero, non sarebbe di certo il primo caso di torture in carcere. Non si tratta del primo caso: nel 2022 vennero fuori le violenze avvenute nel penitenziario di Ivrea tra il 2015 e il 2016, e negli anni successivi anche quelle perpetrate nelle carceri di Cuneo e Reggio Emilia.
Le reazioni – Parlando di violenze in carcere è impossibile non pensare a Stefano Cucchi. La sorella, Ilaria, senatrice della Repubblica e iscritta al partito di Alleanza verdi e Sinistra, si è espressa sul caso di Trapani: «È ora di dire basta alle torture in carcere, chiediamo al ministro Carlo Nordio di intervenire». La replica del ministro della Giustizia non è ancora arrivata, ma il sindacato di polizia, nell’esprimere solidarietà ai colleghi indagati, ha contestato il cima creatosi attorno alla polizia penitenziaria: «Questo atteggiamento inquisitorio non è per niente accettabile, il reato di tortura non va abolito, ma è necessaria una modifica». La situazione generale ha riportato a galla anche la polemica legata al sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro, che aveva dichiarato di provare «intima gioia» nel sapere che le nuove auto della polizia «non lasciano respirare» i detenuti.