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Quattro nuovi tagliandi settimanali con aumenti fino al 35%. Torino-Milano da 340 a 459 euro. Milano-Bologna da 417 a 563. E ancora, Milano-Brescia da 150 a 225 euro. L’elenco potrebbe essere molto più lungo, e non coinvolge solo il capoluogo lombardo. Una tassa aggiuntiva di quasi 5 mila euro l’anno a pendolare. Questo l’aumento previsto sui nuovi abbonamenti dell’alta velocità ferroviaria, la cui entrata in vigore è prevista per febbraio.

Le reazioni. Raffaele Donini, assessore ai trasporti dell’Emilia Romagna, ha scritto una lettera alle Ferrovie, chiedendo di ritirare immediatamente il provvedimento e lamentandosi di aver saputo della vicenda dal Comitato dei pendolari e non da Trenitalia. L’assessore ha sottolineato inoltre «quanto sia stata negativa la mancanza di una consultazione preventiva su questo argomento: sia per il numero dei cittadini coinvolti, sia per la rilevanza degli importi in gioco». «E’ un aumento scriteriato», lo ha seguito a ruota il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, chiamando in causa direttamente il governo, «Noi non abbiamo competenza sulle Ferrovie, mentre il ministero è socio unico e ha quindi modo e strumenti per intervenire».

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Raffaele Donini, assessore ai Trasporti dell’Emilia Romagna

Anche le associazioni, che per prime hanno denunciato quanto stava avvenendo, promettono battaglia. Federconsumatori lamenta come stia richiedendo da mesi, senza risultato, un’audizione alla Commissione Trasporti del Senato, «Commissione che ha ascoltato tutti, tranne chi rappresenta i viaggiatori». Il Codacons, il coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, annuncia un esposto all’Antitrust. “Questi nuovi aumenti – ha tuonato il Presidente Carlo Rienzi -, in alcun modo giustificati, potrebbero significare per molti lavoratori la rinuncia al posto di lavoro».

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L’ad di Trenitalia Renato Mazzoncini

Polemiche. A peggiorare il quadro, l’intervista rilasciata il 18 gennaio a Repubblica da Renato Mazzoncini, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Il manager, dopo aver precisato che le tariffe sono stati «rimodulate per venire incontro alle esigenze di tutti», ha sostenuto che «i prezzi degli abbonamenti sono ancora molto bassi». La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il senatore dem Daniele Borioli ha definito «sconcertanti» le parole del numero delle Ferrovie, stesso aggettivo usato da Daniele Borioli, membro della Commissione lavori pubblici e Trasporti, che ha tenuto a ricordare che Trenitalia «è e resta un’azienda di Stato, che ha ricevuto per decenni il beneficio di essere monopolista del trasporto ferroviario italiano». Infine Stefano Esposito ha provato a calmare le acque, comunicando di aver incontrato il Ministro dei Trasporti Delrio, che gli ha «garantito un’immediata verifica».

Alternative. Mazzoncini nell’intervista aveva concluso suggerendo che, per abbassare i prezzi, sarebbero dovuti intervenire gli enti locali. Proprio quello che stanno facendo, con l’intento di far cambiare idea alle Fs. Il Comune di Torino vorrebbe scavalcare Trenitalia con il competitor Aw rail, una nuova società intenzionata a gestire una propria linea sulla tratta Milano-Torino con costi e tempi di percorrenza più bassi. A livello regionale Chiamparino vuole rendere al più presto operativo il servizio regionale Fast, che attualmente offre vantaggiosi abbonamenti a poco più di 100 euro al mese. Treni che andranno a sostituire i Frecciabianca, «la cui eliminazione sta già penalizzando ampia fascia di pendolari piemontesi».