Si chiamava Matteo Formenti. Il 25 giugno è stato trovato morto nel bosco di Cologne, ai piedi del Monte Orfano. Aveva le mani legate e una busta di plastica in testa. Suicidio, rivelano i primi accertamenti. Formenti era il bagnino del Tintarella di Luna, il parco acquatico della Franciacorta dove il 20 giugno un bambino di quattro anni era annegato in piscina. Il piccolo Michael Consolandi in pochi secondi era sfuggito al controllo del papà e si era tuffato in acqua ma, non sapendo nuotare, di lì a poco sarebbe annegato.

Le scomparsa – Formenti, 37 anni, abitava a Chiari e lavorava a Castrezzato come assistente di vasca al Tintarella di Luna e al Albereta Relais di Gualtiero Marchesi a Erbusco. Il 22 giugno, proprio il giorno della morte del bambino dopo le 48 ore di coma, era stato convocato dagli inquirenti. L’avevano iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo e gli avevano sequestrato il cellulare. Non era stato l’unico: la stessa procedura era stata seguita anche per gli altri bagnini presenti nella struttura al momento dell’incidente. Il giorno successivo Formenti si è allontanato da casa: «Vado a lavoro» ha detto. Invece ha guidato per dieci chilometri verso il bosco di Cologne dove, stando ai primi accertamenti medico-legali, si è tolto la vita. La sua Lancia è stata trovata a 100 metri dal corpo. La madre aveva denunciato la scomparsa e lanciato un appello sui social il giorno prima che due runner trovassero il corpo esanime dell’uomo. Poi, sul posto, sono arrivati i carabinieri di Chiari: «A volte il suicida che sceglie questa modalità – la busta di plastica sulla testa e le mani legate con un lucchetto da bicicletta, ndr – viene colto da un istinto di sopravvivenza che lo porta a strappare la busta. Ecco perché spesso troviamo anche le mani legate», ha commentato un investigatore.

Il commento della psicologa – «Nessuno dovrebbe affrontare da solo un dolore così complesso, soprattutto quando è accompagnato da un senso di responsabilità, reale o percepito», ha commentato Valentina Di Mattei, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, in un’intervista a Repubblica. Chi ha incontrato Formenti dopo la notizia della morte di Consolandi lo ha descritto come “preoccupato” e “sconvolto”. «La tragedia vissuta sul luogo di lavoro, l’identificazione da parte delle autorità, la possibilità di un’indagine in corso, – commenta Di Mattei – potrebbero aver alimentato un vissuto di colpa, vergogna e paura e un profondo senso di solitudine». Per la psicologa è fondamentale garantire a chi lavora in contesti ad alto impatto emotivo come quelli della sanità, della sicurezza e dell’educazione, l’accesso a spazi di ascolto psicologico in modo strutturale.