Urne conclave

Le urne che conterranno i "voti" dei cardinali Ph. Ansa/Osservatore romano

Non ci saranno le webcam per mandare la riunione in streaming, ultima moda della politica italiana. Sarà tutto lontano dagli occhi del mondo. E’ una tradizione millenaria e tutto deve svolgersi come nei secoli.

Quando nel pomeriggio di martedì 12 marzo i 115 cardinali raggiungeranno la Cappella Sistina e il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Guido Marini, pronuncerà l’extra omnes, il “fuori tutti” dal luogo dove inizieranno le prime votazioni, i porporati non potranno utilizzare telefoni e comunicare con nessuno.

Il nome Conclave (dal latino “cum clave”, chiuso a chiave) risale storicamente al 1270 quando gli abitanti di Viterbo, stanchi per un’elezione che non arrivava mai, chiusero i cardinali nel palazzo papale della città per giungere, in poco tempo, all’elezione di Papa Gregorio X. Quello di quest’anno è il venticinquesimo Conclave che si svolge all’interno della Sistina, luogo che ospita i capolavori di Michelangelo. Le regole dello svolgimento del Conclave sono contenute nella Costituzione apostolica ‘Universi Dominici Gregis’, emanate nel 1996 da Giovanni Paolo II e aggiornate da Benedetto XVI nel 2007 e nel 2013.

Per eleggere il Papa sono necessari 67 voti: maggioranza qualificata di due terzi dei cardinali elettori. Se il tutto dovesse protrarsi a lungo, dopo la 34esima votazione, si passerà al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Anche in questo caso, però, sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi. I due cardinali in lizza non potranno però partecipare al voto.

Al momento dell’elezione l’ultimo dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del Collegio cardinalizio. Il decano o vice decano, o il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all’eletto chiedendo, in latino, se accetta la sua elezione a Sommo Pontefice. Alla risposta affermativa segue la domanda “Quo nomine vis vocari?”: Come vuoi essere chiamato? A quel punto il nuovo Papa dichiara il suo nome pontificale.

Dopo l’accettazione in una stufa si bruciano le schede, un’altra viene utilizzata per i fumogeni in modo che piazza San Pietro possa vedere la “fumata bianca”. A quel punto il Pontefice si ritira nella sacrestia della Cappella Sistina (detta stanza delle lacrime), per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà al pubblico dalla Loggia della Basilica di San Pietro. Il nome della “stanza” deriva dal fatto che, si presume, il neo-eletto Pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.

Dopo l’accettazione si bruciano le schede nella stufa, mentre un’altra stufa viene utilizzata per i fumogeni in modo che i fedeli in piazza San Pietro possano vedere la classica fumata bianca. Al termine della procedura, il Te deum intonato dai cardinali segna la fine del Conclave. Dopo circa quaranta minuti dall’elezione, l’annuncio vedrà il cardinale protodiacono (il francese Jean-Louis Tauran), affacciarsi dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro e pronunciare l’”Habemus papam”.

Quindi il nuovo Pontefice, impartirà la solenne benedizione ‘Urbi et Orbi’.

Luigi Brindisi