Inaugurazione della fiera TuttoFood. Presenti il ministro Lollobrigida, il presidente di regione Attilio Fontana e il vicepresidente di FAO Maurizio Martina

«In questi sei mesi ci siamo concentrati nella difesa dei nostri prodotti ed è necessario perché la loro qualità viene messa in discussione: si parla di cibo standardizzato, iperprocessato al posto del cibo agganciato al territorio che consciamo e conoscono nel mondo come elemento portante della qualità». Così Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, inaugura a Rho Fiera TuttoFood, l’evento che dall’8 all’11 marzo presenta le novità del settore agroalimentare facendo incontrare produttori e distributori. Il cibo artificiale torna argomento di discussione, dopo che il 28 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge che vieta la produzione e la vendita di alimenti sintetici. Nonostante il tema sia stato solo accennato durante il convegno di apertura, Coldiretti, il principale ospite della fiera, ne ha fatto il suo slogan e ha organizzato incontri come “Il cibo italiano sotto attacco” e “I rischi del cibo artificiale”.

Sostenibilità – Pur riconoscendo la necessità di tutelare l’ambiente, Lollobrigida ha sottolineato che alla sostenibilità ambientale deve corrisponderne anche una economica. Secondo il ministro, la transizione verde non deve mettere a rischio la qualità dei prodotti e la solidità delle imprese italiane. «La pandemia prima e la guerra russo-ucraina poi hanno messo fine all’epoca delle certezze, sostituite da consapevolezze. Dobbiamo fare tesoro di queste esperienze e adottare un modello di sviluppo meno ideologico, che sia in grado di contemplare la sostenibilità ambientale ma anche una riduzione degli agrofarmaci più lenta, in modo da andare incontro all’ambiente ma anche di non cancellare le nostre colture». Il ministro, in particolare, ha fatto riferimento ad una proposta di regolamento dello scorso giugno con cui la Commissione Europea vorrebbe obbligare gli agricoltori a ridurre l’uso di pesticidi del 50% entro il 2030. «Le persone alla fine mangiano lo stesso», ha commentato, «pensare di cancellare l’uso degli agrofarmaci in assenza di piante che resistano ai parassiti significa semplicemente cancellare le tue imprese e comprare cibo da aziende che usano 50 o 60 volte i pesticidi che tu proibisci in Europa».

Qualità – Durante il suo discorso, il ministro ha sostenuto che nella qualità risieda la forza della produzione italiana all’estero e che proprio in questa stia la chiave per generare ricchezza nel Paese: «L’Italia non è più una superpotenza dal punto di vista militare e non vogliamo tornare ad esserlo, non lo siamo nemmeno dal punto di vista industriale e non riusciremo a tornare ad esserlo, ma siamo una superpotenza della qualità. Per valorizzarla dobbiamo puntare ad un aumento di produzione delle imprese e ad un incremento dell’export internazionale. In questo modo produrremo più ricchezza da redistribuire, senza dover ricorrere alla svendita dei nostri asset strategici oppure all’indebitamento». Un valore, quello dei prodotti italiani, che secondo il ministro deve essere capito prima di tutto dai cittadini, anche attraverso una campagna di educazione che parta dalla scuola: «L’investimento sulla qualità deve passare anche dalle prossime generazioni. Dobbiamo permettere alla scuola di sostuituire quello che all’interno della famiglia facevano nonne e mamme: insegnarci la qualità del cibo che diventa patrimonio anche in termini di produzione e ritrono nei mercati».