
Il padiglione 1 il primo giorno di fiera (Foto di Anna Maniscalco)
Sostenibilità, innovazione, internazionalizzazione: sono i tre assi su cui si articola la nuova edizione di Tuttofood, una delle fiere agroalimentari più grandi del settore, a Milano dall’8 all’11 maggio. Quest’anno l’evento è in partnership con la Fao, con l’attenzione rivolta verso lo spreco: più di un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, e il costo di questa perdita è stimato dall’agenzia dell’Onu in 2.500 miliardi di dollari. Al cuore della manifestazione anche la celebrazione delle eccellenze italiane, con un tabù: non si parla di carne sintetica.

Un esempio di serra aeroponica (Foto di Anna Maniscalco)
Coltivare in aria – Il tema della sostenibilità si articola in maniera diversa per i corridoi affollati dei padiglioni di Rho Fiera . Prodotti plant-based, packaging riciclabili, proposte per ridurre l’impatto ambientale. La startup Agricooltur sta portando in Italia il modello dell’agricoltura aeroponica: piante come basilico, insalata e porri vengono coltivate, in un certo senso, per aria. I semi sono piantati in una quantità ridotta di terreno, contenuta in un vaso grande quanto un bicchiere che permette alle radici di fuoriuscire da sotto, dove vengono innaffiate da acqua nebulizzata. L’obiettivo è ridurre lo spreco di suolo e di acqua. Il costo per il consumatore finale deve essere basso: «Quando si parla di sostenibilità, bisogna pensare anche al fattore economico: deve essere accessibile», ha spiegato l’espositore alla Sestina. È un’idea che si avvicina al vertical farming, le serre verticali, ma rimane in una dimensione agricola e non industriale: le serre aeroponiche sono pensate per entrare anche negli uffici e nelle case e sono state utilizzate nella cucina dell’ultima edizione di Masterchef. L’aeroponia è una tecnica al momento utilizzata in America e in diverse zone dell’Asia. In Italia sta prendendo piede adesso e ha successo per lo più in piccole realtà e ristoranti di fascia medio-alta. La sfida rimane sempre quella di contenere i costi.
Tendenze – Non sono solo le innovazioni tecnologiche che tengono banco nei vari stand, ma le tendenze del momento. Ad esempio, sono numerose le aziende che ora offrono una versione dei loro prodotti potenziata in proteine. Quelli che prima erano alimenti considerati da sportivi ora riempiono gli scaffali della grande distribuzione, e fanno mostra di sè anche nei padiglioni della fiera: budini, barrette, yogurt e kefir, tutti senza lattosio, con pochi zuccheri e un buon contenuto proteico. Allo stesso modo, arrivano novità dagli altri Paesi: presenti, tra gli altri, gli stand del Kosovo, della Macedonia del Nord, di diverse regioni della Cina e del Giappone. Gli eventi si collocano in un ventaglio che va dalle dimostrazioni di cucina thailandese a un cooking show di Alessandro Borghese che, per riabilitare le penne lisce, il formato di pasta più bistrattato dai social, si è piastrato la celebre chioma.
Modello Milano – Una manifestazione del genere muove un indotto da 25 milioni di euro, ha detto Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e Politiche del lavoro del Comune di Milano. La città già dai tempi di Expo si è affermata come «capitale della cultura del cibo» e ha avviato una rete di capitali del mondo che si impegnano nell’applicare una food policy sostenibile nel resto del mondo. In contemporanea con la fiera, l’assessora Cappello ha ricordato che a Milano prende il via anche il primo Forum del Cibo, con l’obiettivo di garantire a tutti l’accesso al cibo e all’acqua e favorire la ricerca in campo agroalimentare. Si svolgerà in diversi punti della città, e in particolare negli hub nati in ogni quartiere contro lo spreco alimentare. Il 2015 non è solo l’anno di Expo, ma, come ha osservato il vicedirettore della Fao Martina, è anche l’ultimo anno di riferimento per la lotta alla fame: «da allora, siamo ancora fermi».