Non ce l’ha fatta Javier Alfredo Miranda Romero, il quarantunenne di origini peruviane che nella notte tra martedì e mercoledì è stato colpito da un dardo Genova. L’uomo era stato portato in codice rosso all’ospedale San Martino, dove era stato ricoverato in prognosi riservata e sottoposto a un trapianto di fegato. Ma le condizioni erano apparse subito disperate: Romero è morto intorno alle 13, dopo ore di agonia. I carabinieri hanno fermato un sessantatreenne, Evaristo Scalco, con l’accusa di omicidio volontario aggravato.

La finestra da dove Evaristo Scalco ha scoccato il dardo che ha ucciso Javier Alfredo Miranda Romero (Ansa)

Il fatto – Poco dopo mezzanotte, Romero si trovava assieme ad un altro uomo all’incrocio tra vico Mele e Archivolto dei Franchi, in zona Maddalena, tra i vicoli del centro storico di Genova. Padrre da un giorno (gli era appena nato un secondo figlio) aveva passato la serata con gli amici in un pub per guardare la partita tra Liverpool e Napoli. Probabilmente bevendo qualche bicchiere di troppo. Le telecamere di sicurezza riprendono l’uomo, barcollante, sbattere le mani su una saracinesca. Sarebbero stati gli schiamazzi e i rumori all’origine della protesta che ha portato all’omicidio. Secondo quanto si apprende, Scalco, infastidito dal baccano – «volevo dormire ma quelle urla me lo impedivano», sottolineerà – si sarebbe affacciato dalla finestra e avrebbe intimato ai due di smetterla, minacciandoli con una balestra. Ma quando i due, secondo alcune testimonianze, hanno reagito con insulti e un lancio di petardi, Scalco avrebbe risposto scoccando dalla finestra e colpendo Romero al petto. A questo punto è sceso in strada per provare a estrarre la freccia dal corpo, finendo però per spezzarla. A quel punto i presenti, dopo un tentativo di linciaggio, lo hanno bloccato e consegnato ai carabinieri arrivati nel frattempo. A casa dell’uomo gli inquirenti hanno trovato sessanta frecce e tre balestre – armi utilizzate anche a scopi militari – tutte di produzione propria.

I protagonisti – Per Evaristo Scalco si sono aperte le porte del carcere di Marassi. L’uomo, incensurato, originario di Genova ma trasferitosi da anni in provincia di Varese, era tornato nel capoluogo ligure da poco più di un mese dove abitava a piazza dei Franchi. Operai specializzato in costruzioni navali, con la qualifica di maestro d’ascia e la passione per archi e frecce, era tornato nel capoluogo ligure per lavorare sul Kirribilli, il super yacht di Renzo Piano in ormeggio a Genova. Anche se non era molto conosciuto nel vicinato, c’è chi parla di Scalco come di una «persona tranquilla». Javier Alfredo Miranda Romero, nato a Lima ma a Genova da oltre vent’anni, faceva il muratore. Lascia moglie e due figli, uno dei quali appena nato

Le reazioni – C’è sconcerto tra i caruggi della città vecchia. Ma c’è anche rabbia e frustrazione di chi la notte fatica a dormire, in una zona che le forze dell’ordine hanno ribattezzato come il «quadrilatero dello spaccio», che comprende vico Mele, piazza delle Vigne, via San Luca e piazzetta San Sepolcro. Un’area da tempo ostaggio della «mala-movida», tra schiamazzi, musica ad alto volume, pusher e prostituzione. I comitati di quartiere da tempo chiedono provvedimenti: «passo sotto quella finestra ogni giorno con mia figlia per portarla a scuola – ha raccontato al Corriere una giovane madre – rabbrividisco pensando a quante volte abbiamo ripetuto che non bastano le ronde delle polizie o le telecamere, servono medici, psicologi e mediatori culturali, la gente sta male». Il sindaco di Genova, Marco Bucci, nell’esprimere il cordoglio alla famiglia della vittima e nel condannare il «gesto scellerato», si augura che «le indagini facciano chiarezza prima di trarre conclusioni e gettare ombra sul nostro centro storico». Il presidente della Regione, Giovanni Toti, ha dichiarato: «Non esiste movida, rumore o qualsiasi altra situazione che possa giustificare una simile reazione, collegare un gesto omicida con il divertimento dei giovani sarebbe il secondo elemento sconsiderato di questa triste vicenda».