Un fulmine alle prime luci dell’alba. Un denso fumo grigio proveniente da un sottotetto. La sirena anti-incendio che risuona per i corridoi ancora deserti. Non deve essere stato il migliore dei risvegli per Eike Schmid, il super direttore degli Uffizi. Ma grazie all’immediato intervento dei vigili del fuoco, l’allarme per principio di incendio è subito rientrato: il fulmine che ha colpito una centralina elettrica non ha provocato danni né a opere  né a persone. Dopo tutti i sopralluoghi necessari – nei primi minuti era scattato anche il piano anti-terrorismo -, il museo più visitato di Firenze ha riaperto i battenti. Alle 9.45 la galleria era già pronta alla quotidiana invasione di turisti e amanti dell’arte. Solo il Gabinetto dei disegni e delle stampe riaprirà martedì 5 dicembre.

L’intervento dei vigili del Fuoco agli Uffizi

 

Un simbolo italiano – Luogo simbolo dell’arte nel mondo e, in particolare, del Rinascimento fiorentino, gli Uffizi sono il museo più visitato a Firenze e il terzo in Italia. Nei suoi corridoi sono esposti alcuni dei capolavori più famosi della pittura italiana: dalla Venere di Botticelli all’Annunciazione di Leonardo Da Vinci, dal Tondo Doni di Michelangelo alla Medusa di Caravaggio. Investito da una riforma strutturale lanciata nel 2014 dal ministro dei beni culturali Dario Franceschini, il museo dal novembre 2015 è guidato dal direttore tedesco Eike Schmidt. Chiamato per dare una scossa manageriale e portare la galleria a competere con le altre grandi del mondo, Schmidt, a settembre 2017, aveva annunciato a sorpresa la volontà di dimettersi una volta terminato il primo mandato. Sotto le dichiarazioni ufficiali – «quella di Vienna sarà una bella sfida, la prosecuzione di quella fiorentina»si nasconderebbe, secondo indiscrezioni filtrate sulla stampa locale, il fantasma di una maledizione italiana: la gattopardesca incapacità di cambiare davvero, in profondità. O, in altre parole: i poteri che, sulla carta, avrebbero dovuto permettere a Schmidt di compiere la sua missione si sono sistematicamente rivelati inefficaci o inesistenti.

 

La nascita di Venere di Sandro Botticelli, 1482-1485. Una delle opere simbolo degli Uffizi

 

L’incubo Santa Croce – Tirato un sospiro di sollievo per il falso allarme, il pensiero di tutti è andato a quello che era successo meno di un mese fa a Santa Croce. Una tragedia in uno dei luoghi simbolo della città: era il 19 ottobre 2017 quando un turista spagnolo è morto nella basilica, colpito dal crollo di un elemento in pietra – un “peduccio” della volta della basilica. Centrato in pieno, Daniel Testor Schnell, 52 anni, di Barcellona, era morto sotto gli occhi della moglie. Insieme alla donna, la vittima era in vacanza a Firenze, più o meno come gli altri 5 milioni di visitatori che ogni anno si lasciano sedurre dal fascino del capoluogo toscano. Fatalità o colpa umana? Il giorno dopo il dramma, il portavoce dell’Opera di Santa Croce aveva subito smorzato le polemiche, assicurando che gli ultimi controlli alle strutture erano stati effettuati appena una settimana prima. Non abbastanza per limitare un danno di immagine gravissimo per una città che, ormai, vive di turismo. Un destino forse inevitabile per una città come Firenze che, come tutti gli altri luoghi della Grande Bellezza italica, deve prendersi non solo gli onori, ma anche gli oneri del proprio passato.