Il manifesto pubblicitario sessista apparso a Napoli è stato rimosso con una decisione dell'ex ministro Fornero (Foto: Change.org)

Basta con i cliché dei manifesti pubblicitari che inchiodano la donna ai ruoli di “casalinga”, “madre” o che semplicemente la riducono a un corpo sexy. Mentre gli uomini, al contrario, vengono rappresentati esclusivamente all’insegna di sesso, successo e calcio. “La diffusione degli stereotipi di genere consolida discriminazione e frena lo sviluppo sociale”, sostiene il presidente dell’Art Directors Club Italiano Massimo Guastini in una petizione lanciata sul sito Change.org per fermare la pubblicità sessista. L’appello rivolto al ministro per le Pari Opportunità Josefa Idem è stato già firmato da 20 mila persone.

Nonostante il 3 settembre del 2008 sia stata adattata la Risoluzione Europea sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini, in Italia le indicazioni europee non sono ancora state recepite. La petizione mette in risalto la necessità di elaborare al più presto delle linee guida chiare e semplici per scoraggiare e sanzionare la pubblicità sessista in Italia. Secondo Guastini tali indirizzi potrebbero rappresentare un importante strumento di sensibilizzazione del settore dei media.

L’ultimo caso più clamoroso della pubblicità sessista in Italia riguarda i manifesti della ditta Clendy di Casoria che sono stati affissi nelle strade di Napoli. I cartelloni che strumentalizzavano il drammatico fenomeno del femminicidio sono state rimosse su decisone dell’ex ministro per le Pari Opportunità, Elsa Fornero, il 28 marzo 2013.

Anna Lesnevskaya