«Non sono sorpreso perché siamo a Milano». L’avvocato di Silvio Berlusconi, Piero Longo ha commentato con ironia la sentenza di condanna del suo assistito a un anno, nel processo sul ‘nastro’ Unipol. «Mi piacerebbe difendere imputati con altri nomi e non a Milano», ha aggiunto Longo. Che, a chi chiedeva se la sentenza fosse “politica”, ha risposto: «Con il massimo rispetto per i giudici, io dico che non credo che i magistrati non abbiano un sentimento o un sentire».

In sintonia l’altro legale dell’ex premier, Nicolò Ghedini: assente durante la lettura del dispositivo della sentenza, Ghedini ha fatto notare come quella di oggi sia la «prima volta che si condanna per la violazione del segreto istruttorio».

Al contrario, al termine dell’udienza, c’è soddisfazione nel collegio di Piero Fassino, parte civile nel procedimento penale. L’avvocato Carlo Federico Grosso ha espresso così tutta la sua soddisfazione per la sentenza: «È indiscutibile che l’uscita dell’intercettazione abbia nuociuto all’immagine del mio assistito (allora segretario dei Ds ndr). Siamo soddisfatti di come si è concluso il processo, tenendo presente che era iniziato con una richiesta di archiviazione per Silvio Berlusconi».

L’uscita sul “Giornale” dell’intercettazione tra Piero Fassino e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte nella quale l’ex segretario dei Ds diceva: «Abbiamo una banca?», il 31 dicembre del 2005, arrivò pochi mesi prima delle elezioni politiche, vinte poi per 24mila voti dal centrosinistra. Così Grosso: «L’abbiamo affermato e sostenuto nel corso del dibattimento: era stato uno degli elementi che hanno influito allora sul corso delle elezioni. L’uscita dell’intercettazione non poteva non avere l’avallo del presidente Berlusconi».

Quella di oggi sul “nastro Unipol” è la prima di tre sentenze, fissate tutte nel mese di marzo, per l’ex premier e leader del Pdl. Domani è prevista la fine della requisitoria, iniziata con il pm Antonio Sangermano, per il processo Ruby. Il Procuratore aggiunto Ilda Boccassini concluderà con la richiesta di pena per l’ex premier accusato di concussione e prostituzione minorile. La sentenza è fissata per il 18 marzo prossimo. Cinque giorni dopo (il 23 marzo) è la volta della sentenza d’appello sul caso Mediaset. In primo grado Berlusconi era stato condannato a quattro anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici di cinque anni.

Luigi Brindisi