Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi, un anno di condanna per l'intercettazione Fassino-Consorte

Un anno per Silvio Berlusconi e 2 anni e 3 mesi per il fratello Paolo. Giovedì 7 marzo, il giudice della quarta sezione penale ha condannato l’ex premier per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, per la vicenda del nastro Unipol, la pubblicazione cioè su “Il Giornale” della famosa intercettazione in cui Piero Fassino diceva al telefono con l’allora numero uno di Unipol Giovanni Consorte: “allora abbiamo una banca?”. Cadono invece le accuse di ricettazione e millantato credito per l’editore del quotidiano di via Negri a Milano.

La corte ha stabilito anche un risarcimento di 80mila euro per l’allora segretario dei Ds, parte civile. All’epoca, roventi polemiche politiche si scatenarono dopo la pubblicazione, il 31 dicembre 2005 sul quotidiano edito dalla famiglia Berlusconi, di quella conversazione, nel pieno dell’inchiesta sulla scalata Unipol – Bnl.

Le indagini hanno poi ricostruito che quell’intercettazione, mai trascritta dagli inquirenti, fu portata come audio su una chiavetta ad Arcore da Roberto Raffaelli, titolare della società Rcs, che si occupava del sistema di registrazione per conto della procura e dal socio Fabrizio Favata, alla vigilia di Natale. Entrambi sono stati già condannati.

Una condanna per l’ex premier che arriva dopo una prima richiesta di archiviazione da parte del pm Maurizio Romanelli, a cui il giudice impose invece l’imputazione coatta per Silvio Berlusconi. Su questo processo pende il rischio di una prescrizione, che dovrebbe scattare la prossima estate.

Nella sentenza di primo grado la corte ha accolto in pieno le richieste del procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli relative a Silvio Berlusconi. Lo stesso Romanelli aveva invece chiesto per Paolo Berlusconi una condanna a 3 anni e 3 mesi.

Francesco Loiacono