Salumi italianiGli Stati Uniti aprono le frontiere ai salumi semistagionati made in Italy. Dopo 15 anni di blocco è arrivato il via libera per l’export di pancette, coppe e culatelli. Le autorità statunitensi dell’Aphis (Animal and plant health inspection service) hanno ufficialmente riconosciuto indenni dalla malattia vescicolare del suino le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, nonché le province autonome di Trento e Bolzano. Era questo, infatti, la cosiddetta barriera “non tariffaria”, ovvero non legata a questioni doganali, che impediva la commercializzazione dei salumi e breve stagionatura nei Paesi a stelle e strisce.

Per l’Associazione che riunisce le industrie italiane della carne e dei salumi (Assica) si tratta di “un evento epocale” perché il Nord Italia, una delle aree più importanti per la produzione di salumi supera, dopo oltre 15 anni, una delle barriere non tariffarie che impediscono il pieno sviluppo delle esportazioni italiane di salumi nel mondo.

“Stimiamo che nel 2014”,  sottolinea il presidente di Assica, Lisa Ferrarini, “in seguito a questo sblocco, il flusso delle esportazioni possa aumentare di circa 10 milioni di euro, a cui va aggiunto un effetto traino sull’export di prosciutti crudi, prosciutti cotti e mortadelle”.

Soddisfatta anche la Confederazione italiana degli agricoltori-Cia secondo cui l’export di prosciutti crudi, cotti, speck e mortadelle made in Italy negli Stati Uniti “vale oltre 68 milioni di euro l’anno”. Per la Coldiretti in questo difficile momento di crisi il via libera Usa “è un passo importante per l’economia del sistema agroalimentare che ha ora l’opportunità di crescere nel mercato americano dove le esportazioni di cibo e bevande italiane sono cresciute in valore del 10% ad un livello record di 2,7 miliardi”.

Stefania Cicco