Tre valanghe, tre vittime, tre Regioni diverse. È successo nel giro di poche ore nella giornata di domenica 15 dicembre tra le Alpi piemontesi, la Val d’Aosta e l’Alto Adige. Diverse slavine hanno toccato trasversalmente tutto l’arco alpino, colpito lo scorso weekend da forti raffiche di vento che hanno reso la neve instabile causando così episodi di valanghe “a lastroni”, quelle che si verificano – spiega il CAI Liguria – quando uno strato coeso di neve (il “lastrone”) poggia su una superficie sottostante molto fragile. Inoltre, la neve delle prime settimane della stagione invernale, al di là del vento degli ultimi giorni, era caduta così in fretta da non riuscire ad attecchire al terreno non ancora ghiacciato, aumentando così il rischio valanghe, come era stato segnalato dai bollettini meteo dello scorso weekend.

Come si forma una valanga spiegato in un’infografica pubblicata da ANSA

L’incidente in Piemonte – Nei pressi di Alagna Valsesia, provincia di Vercelli, al passo del Civera, uno snowboarder di 32 anni, raggiunta quota 2800 metri, è stato travolto da una slavina. Insieme a lui altri 3 scialpinisti di cui due, coinvolti solo parzialmente, sono riusciti a uscire dalla neve da soli, mentre il terzo, non raggiunto dallo smottamento, è subito sceso a valle alla ricerca di segnale telefonico ed è riuscito a lanciare l’allarme. Lo snowboarder, il cui capo si trovava a 60 cm di profondità sotto la neve, è stato soccorso da un’eliambulanza del 118 ma, arrivato in ospedale già in condizioni gravissime, è morto poco dopo.

L’incidente in Val d’Aosta- Intanto, più o meno alla stessa ora, veniva travolto da una valanga anche Roberto Ferraris, 49 anni, guida alpina del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Cervinia. L’incidente è avvenuto a 2.300 metri sopra la frazione Cheneil, in Valtournanche, nella zona di punta Fontanafredda. Quando è stato colpito dalla valanga l’uomo, non in servizio, stava facendo scialpinismo da solo. La neve si è staccata da sotto i suoi piedi, trascinandolo a valle per centinaia di metri. Una volta localizzato dai soccorsi, allertati dalla moglie, era già deceduto.

L’incidente in Alto Adige – Aveva invece 62 anni l’escursionista originaria di Brunico morta sulle montagne di Siusi. La donna, partita assieme a un’amica per una ciaspolata, è stata travolta da una valanga attorno alle 13 ed è precipitata in un dirupo roccioso. A nemmeno mezz’ora dall’incidente, gli uomini del soccorso alpino di Bolzano, avvertiti dall’amica della vittima, sono riusciti a liberarla, trovandola però già priva di vita.

Il punto dove è stata travolta da una valanga l’escursionista di Brunico. Foto di ANSA

Altri episodi–  Anche in Veneto una valanga, sempre il 15 dicembre, ha colpito due sciatori che si erano avventurati in un fuoripista sulla Punta Nera del Sorapis, vicino a Cortina d’Ampezzo. Nessuno dei due però ha subito gravi conseguenze: uno è riuscito immediatamente a liberarsi, aiutando così il compagno che ha riportato la frattura di una gamba. Lo scorso 30 novembre non erano invece riusciti a salvarsi due sciatori, un maestro di sci di 28 anni e un suo amico di 32 anni, colpiti da una violenta slavina sotto Punta Helbronner, stazione d’arrivo della funivia Skyway di Courmayeur, a circa tremila metri.

Il perché delle valanghe– Con l’allarme lanciato l’11 dicembre sulle condizioni della Marmolada, che rischierebbe di scomparire entro il 2050, e i preoccupanti dati del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), secondo cui, entro il 2100, i ghiacciai di tutto il mondo si ridurranno di oltre l’80%, viene spontaneo pensare a un collegamento tra il surriscaldamento globale e le frequenti valanghe. In realtà non sarebbe così, almeno non per quanto riguarda gli ultimi incidenti. «I bollettini per lo scorso weekend evidenziavano livelli di rischio valanghe pari a 4 su una scala di 5 – dicono dal CAI Liguria  – e il motivo è stato il fortissimo vento che ha rimaneggiato la tantissima neve caduta in quota in un periodo così breve che non è riuscita a consolidarsi». Rimane però un monito: «È possibile invece che, essendo previste temperature più alte nei prossimi giorni, possa esserci il rischio concreto di valanghe causate questa volta sì dalle temperature calde, ma è un fenomeno che si verifica al di là del cambiamento climatico. Nel dubbio è sempre bene controllare sempre i bollettini e non superare mai la quota indicata come pericolosa».