I turisti sono stati messi in salvo ma Cogne resta isolata e la ministra Santanché ipotizza degli eli-taxi per chi non cancella le prenotazioni. Tutti i 1796 villeggianti che erano rimasti bloccati nel piccolo comune della Valle d’Aosta sono stati trasferiti a valle. A causare l’isolamento era stata la chiusura della strada regionale 47, unico collegamento con il fondo valle, che era stata gravemente danneggiata dall’esondazione del torrente Grand Eyvia lo scorso fine settimana. «È stata una grande operazione di protezione civile che ha visto impegnati 4-5 elicotteri», ha spiegato il sindaco Franco Allera. Resta però il problema dell’isolamento. Secondo quanto affermato dal ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ci vorrà almeno un mese per rendere di nuovo percorribile la regionale 47. Tempi dilatati che non permettono ai residenti di riprendere a vivere la loro quotidianità e che stanno mettendo in crisi la stagione turistica.
Rischi per il turismo – «Per agosto abbiamo avuto una pioggia di disdette: il rischio è di avere una stagione sotto zero e in estate a Cogne le aziende fanno il 70% del fatturato annuo», ha fatto notare Filippo Gérard, albergatore di Cogne ed ex presidente degli albergatori valdostani. «Le aziende ricettive di Cogne – prosegue Gérard – ora sono tutte chiuse, è insostenibile tenerle aperte in questa situazione. Per noi è essenziale la strada, magari anche una viabilità provvisoria, per dare un segnale che non siamo isolati dal mondo. Così potremmo organizzare dei fuoristrada per portare in paese i nostri clienti».
Il piano del governo – La ministra del Turismo Daniela Santanchè, affermando di aver messo a disposizione 10 milioni di euro per le imprese valdostane danneggiate, propone di “mettere le ali a Cogne”: «Piuttosto che mettere le persone in cassa integrazione, chiudere le strutture alberghiere, chiudere la comunità, lavoreremo per far arrivare i turisti ad Aosta, prelevarli con l’elicottero e portarli a Cogne. Dovranno naturalmente fermarsi per un periodo congruo, almeno 4 giorni in albergo oppure 15». L’idea ha suscitato diverse perplessità. La senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia l’ha giudicata una proposta «incommentabile», sottolineando che «il problema va affrontato alla radice e non lo si risolve nemmeno con la malsana proposta del ministro Musumeci di mettere in campo le assicurazioni per pagare i danni derivanti dagli eventi climatici estremi».
Dati Ania – Nel 2023, l’industria assicurativa nel mondo ha pagato quasi 100 miliardi di euro per sinistri legati a catastrofi naturali. E in Italia si è registrato il massimo storico dei danni assicurati: oltre 6 miliardi, di cui 5,5 miliardi causati da eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana. Ma solo il 6% delle 35,3 milioni di abitazioni e il 5% delle 4,5 milioni di imprese presenti sono assicurate contro questo tipo di eventi. «Assistiamo a catastrofi naturali sempre più estreme, frequenti e distruttive – ha spiegato la presidente dell’Associazione nazionale per le imprese assicuratrici (Ania) Maria Bianca Farina – che mettono a rischio un numero sempre maggiore di persone e beni». E i numeri dell’Ania lo dimostrano: per coprire i danni da catastrofi naturali delle aziende italiane le compagnie assicurative devono far fronte in media ogni anno a risarcimenti per 2 miliardi.