La crisi economica dell’era Covid si abbatte anche su San Pietro. Il 24 marzo 2021, Papa Francesco ha annunciato tagli agli stipendi per tutto il personale della Santa Sede, a partire dai cardinali. Con le casse vaticane che erano in difficoltà già prima della pandemia, la chiusura dei Musei e il crollo del turismo hanno costretto Bergoglio a correre ai ripari.

Un freno alle spese – «Ritenuto di dover procedere a riguardo secondo criteri di proporzionalità e progressività» e «con la finalità di salvaguardare gli attuali posti di lavoro», il Papa ha deciso con un Motu proprio di ridurre le spese. A partire dal primo aprile, gli stipendi dei cardinali, che oscillano tra i 4500 e i 5500 euro al mese, verranno tagliati del 10%. Ma la spending review “bergogliana” non risparmia neanche i capi di dicastero (meno 8%) e i sacerdoti, i religiosi e le religiose (meno 3%). Bloccato anche lo scatto di anzianità per tutti i 4mila dipendenti fino al 2023, l’anno ipotizzato per lo smaltimento graduale delle scorie economiche della pandemia. Francesco chiarisce, però, che il taglio dei salari non verrà applicato «qualora l’interessato documenti che gli sia impossibile far fronte a spese fisse connesse allo stato di salute proprio o di parenti entro il secondo grado».

Un anno da dimenticare – Tra le navate di San Pietro si parla di una chiusura in “rosso” di 50 milioni di euro per l’anno 2021, con un crollo delle entrate del 30%. La chiusura dei Musei vaticani e delle Ville pontificie hanno privato la Santa Sede delle sue principali fonti di introiti. Sulle difficoltà economiche ha inciso lo stop della vendita di sigari e sigarette imposto da Francesco quattro anni fa. L’attività portava nelle casse vaticane 12 milioni all’anno. A questi mancati ricavi si aggiunge anche la riduzione delle entrate da duty free, che risente della mancanza di turisti. Inoltre, durante la pandemia l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica ha aiutato gli affittuari dei suoi immobili riducendo del 30% i canoni di locazione. Un anno da dimenticare per le casse vaticane, da tempo in disavanzo per il costo elevato del personale, un tema che si ripropone periodicamente. Infatti, già nel 2018 il bilancio era “in rosso” di 75 milioni, ridotti a 11 nel 2019.

Una mossa non sufficiente – Per questo i tecnici sostengono che la scelta del Papa non sia risolutiva. Il risparmio complessivo si aggirerebbe intorno al milione di euro. Infatti, secondo Il Messaggero, la Santa Sede spende 41 milioni all’anno solo per il polo della comunicazione, che comprende Radio Vaticana, Vatican News e l’Osservatore Romano, con più di 400 dipendenti. Ma per Bergoglio la riduzione degli stipendi è necessaria: «Un futuro sostenibile economicamente richiede oggi di adottare anche misure riguardo le retribuzioni del personale».