Francesca Chaoqui e Lucio Vallejo Balda, a processo per "Vatileaks 2"

Francesca Chaoqui e Lucio Vallejo Balda, a processo per “Vatileaks 2”

Un caso senza precedenti. Per la prima volta nella storia il Vaticano processa un giornalista. Anzi, due. Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi vanno a giudizio il 24 novembre per aver «divulgato notizie riservate» con i loro libri, “Via Crucis” e “Avarizia”, dove mettono sotto accusa la mancata trasparenza sui conti del Vaticano, le spese e gli sprechi. L’attico del monsignor Bertone è ormai il simbolo di questo nuovo caso “Vatileaks”.

Il codice penale vaticano è chiaro, si tratta di un reato piuttosto grave: «Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila», recita l’articolo 116. Ma nel luglio 2013 è intervenuta la riforma del codice penale di Papa Francesco, che ha inasprito la pena inserendo il secondo comma: «Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni».

Fittipaldi ha attaccato sulle pagine di Repubblica proprio l’inasprimento delle pene: «Io non sono incolpato per aver diffamato qualcuno, né per aver scritto falsità ma perché un nuovo articolo del codice penale vaticano, approvato da papa Francesco, prevede pene severe per chiunque “riveli notizie o documenti riservati”». E poi ha concluso: «Questo che inizia non è un processo contro di me. È un processo alla libertà di stampa». E Gianluigi Nuzzi, dopo aver lanciato l’hashtag #noinquisizione su Twitter, in un post su Facebook ha attaccato la Santa Sede: «In Vaticano è reato fare il cronista e raccontare i fatti, ma io continuerò a fare il giornalista. È una reazione oscurantista, si rischia di mettere il Vaticano contro il diritto europeo ormai consolidato che afferma la libertà di stampa e di pensiero».

Nuzzi e Fittipaldi rischiano quindi il carcere fino a otto anni. Ma non sono solo i due giornalisti alla sbarra: va a processo anche chi ha fornito loro, trafugandoli, i documenti riservati alla base delle loro inchieste. Sono stati rinviati a giudizio due membri della Cosea, la Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative che ha condotto l’indagine sulle finanze del Vaticano: il suo segretario Lucio Vallejo Balda, monsignore spagnolo, e Francesca Chaouqui, membro della stessa Cosea. Ma c’è anche Nicola Maio, ex collaboratore della Commissione e segretario di Vallejo Balda. Ai tre, come si legge nel decreto di rinvio a giudizio, è contestato anche il reato di associazione a delinquere, perché «all’interno della Prefettura per gli affari economici e di Cosea si associavano tra loro formando un sodalizio criminale organizzato […] allo scopo di commettere più delitti di divulgazione di notizie e documenti concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede e dello Stato».

Quali saranno i tempi per il giudizio? Brevi, ma non così rapidi come era accaduto con il processo al primo “corvo” Paolo Gabriele, durato solo una settimana, dal 29 settembre al 6 ottobre 2012. Gabriele era stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per il primo “Vatileaks” e poi perdonato da Benedetto XVI. Per quanto riguarda “Vatileaks 2” si attenderà il ritorno di Papa Francesco dal suo viaggio in Africa, il 30 novembre, per procedere ad altre udienze. Tempi più dilatati, ma sicuramente più brevi rispetto a quelli lunghissimi della giustizia italiana. Bergoglio ha dato un’indicazione precisa: chiudere entro l’8 dicembre, quando avrà inizio il Giubileo straordinario.

Matteo Furcas