59d363d165b36a44c955077ca4993422-k0Y-U4309067242842922E-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443Hanno tentato di fuggire, si sono ribellati, hanno urlato. Ma alla fine buona parte dei circa duecento migranti che da giorni affollavano la zona di Ponte San Ludovico, a Ventimiglia, si sono dovuti arrendere. Il sogno europeo è stato loro strappato ben due volte: la prima quando la Francia ha chiuso la frontiera con l’Italia; la seconda quando, martedì 16 giugno, le forze dell’ordine nostrane hanno sgombrato l’area. E così i profughi, prevalentemente somali, eritrei e sudanesi, hanno dovuto abbandonare la pineta e gli scogli dei Balzi Rossi dove si erano accampati. Malori e contusi, anche tra gli agenti in tenuta antisommossa, non sono mancati.

Chi ha fatto resistenza passiva è stato preso di peso e caricato sugli autobus diretti alla stazione ferroviaria, dove è stato creato un corridoio umanitario. Chi ha tentato di fuggire è stato inseguito e bloccato. Le donne dei migranti urlavano disperate mentre assistevano alle scene appena descritte. Il tutto è accaduto all’oscuro del sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano. «Nessuno mi ha avvertito», ha detto. «Ne prendo atto, e sottolineo il comportamento esemplare dei cittadini». Fondamentale l’intervento dei volontari della Croce Rossa e dei mediatori culturali, che hanno tranquillizzato i profughi e offerto loro pasti caldi e un controllo sanitario. A detta della polizia italiana, il trasferimento dei cinquanta migranti che si erano rifugiati nella pineta è stato reso necessario anche per motivi legati alla “loro igiene”.

Evacuation of migrants in Ventimiglia«Le immagini di Ventimiglia sono un pugno in faccia all’Europa e la dimostrazione che i migranti non vengono in Italia per stare in Italia, ma per andare in Europa», ha commentato Angelino Alfano a Lussemburgo in occasione dell’incontro tra i ministri dell’Interno dell’Unione Europea, sempre martedì 16 giugno. Evidente la frecciata di Alfano all’indirizzo della Francia, che ha impedito ai migranti di passare nel proprio territorio. Da un lato l’Italia ipotizza una violazione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione nell’Ue. Dall’altro la Francia si rifà alla Convenzione di Dublino, che afferma che il richiedente asilo è una responsabilità del primo Stato membro in cui mette piede. «Non vogliamo modifiche di Schengen, non vogliamo introdurre i controlli sistematici alle frontiere», ha ribattuto il ministro tedesco Thomas De Maiziere. «Ma vi è un collegamento tra Dublino e Schengen. Se non viene soddisfatto il principio di responsabilità, allora si potrebbe arrivare alla fine della libera circolazione in Europa».

D’altra parte Francia e Germania hanno presentato una proposta “per un compromesso” che metta assieme molti Paesi. «Siamo in una situazione particolarmente difficile, e anche l’Italia ha un grosso peso da portare. Per questo la combinazione di solidarietà e responsabilità è la giusta risposta», ha spiegato De Maiziere parlando dell’iniziativa franco-tedesca. Un progetto che si traduce in responsabilità da parte di Italia e Grecia e solidarietà da parte degli altri Stati, anche quelli che fino ad oggi non hanno preso richiedenti asilo. «Siamo anche disposti a lavorare per una distribuzione in Europa», ha proseguito il ministro tedesco, «Ma questa distribuzione riguarda i richiedenti asilo, coloro che hanno prospettiva di restare, e non i migranti economici, che dovrebbero restare in Italia e Grecia nei cosiddetti hotspot, e da lì essere rinviati ai loro Paesi d’origine, con l’aiuto europeo». La Spagna ha però ribadito la propria contrarietà all’obbligatorietà del meccanismo di ridistribuzione dei 40mila richiedenti asilo proposto dalla Commissione europea.

Andrea de Cesco