Il Foia renderebbe più facile e veloce l'accesso ai documenti della PA da parte dei cittadini.

Il Foia renderebbe più facile e veloce l’accesso ai documenti della PA da parte dei cittadini.

Il momento non era mai stato così propizio per una legge che garantisca il diritto di accesso agli atti della pubblica amministrazione da parte dei cittadini. Se ne parla almeno dal 2012, ma oggi il Freedom of Information Act (Foia) italiano potrebbe essere alle porte. Ne è convinto Guido Romeo, co-fondatore dell’associazione Diritto di Sapere e tra i principali animatori dell’iniziativa Foia4Italy, che raduna numerose organizzazioni della società civile impegnate a lottare per un Freedom of Information Act italiano. L’accelerata, dopo anni di false partenze, è legata all’iter parlamentare del ddl delega per la riforma della pubblica amministrazione del ministro Madia: secondo la deputata Anna Ascani (PD), il testo che verrà depositato alla Camera darà al Governo il mandato per scrivere il Foia basandosi sulla proposta di legge a cui sta lavorando da mesi l’Intergruppo Innovazione insieme a Foia4Italy.

“C’è una finestra di opportunità – spiega Romeo – creata dall’iter della riforma della pubblica amministrazione. Non va poi dimenticato che, per la prima volta in Italia, esiste un documento programmatico che cita il Freedom of Information Act americano come un modello: il Documento di Economia e Finanza“. Il Foia statunitense, approvato nell’ormai lontano 1966, è stato il primo, ma non certo l’ultimo: dagli anni ’60 ad oggi più di 100 Paesi al mondo hanno adottato leggi simili. L’Italia è tra i pochi Stati ad avere una legislazione che va in direzione contraria: la legge attualmente in vigore (241/1990) subordina la richiesta di accesso ai documenti della PA a un interesse diretto del singolo cittadino.

Se pensiamo che le richieste vengono respinte o ignorate nel 73 % dei casi non stupisce trovare l’Italia al 28esimo posto – quartultima tra gli Stati europei – dell’Open Government Index 2015,che misura il livello di apertura e trasparenza dei Governi e delle PA. Gli effetti negativi di questa situazione si fanno sentire su più livelli, in primo luogo sul rapporto tra cittadini e istituzioni: la classifica di Transparency International sul livello di corruzione percepito dai cittadini vede l’Italia al 69esimo posto, con un punteggio pari a quello di Bulgaria e Romania.

Per i giornalisti, soprattutto i freelance, l’impossibilità di accedere liberamente ai documenti amministrativi rappresenta un ostacolo enorme. Ma il Foia potrebbe cambiare anche la quotidianità dei cittadini italiani. Un esempio? “Negli Stati Uniti puoi capire qual è il medico specialistico della tua zona a cui si rivolgono più medici: è un servizio creato da una start-up che si basa proprio sull’accesso ai dati della PA”, spiega Romeo.

Il ritardo dell’Italia in materia di accesso alla documentazione della PA è ancor più vistoso se si pensa che a livello internazionale se ne è parlato più volte nei termini di un diritto. Lo hanno fatto la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e, nel 2009, il Consiglio d’Europa. Matteo Renzi, nel febbraio del 2014, si era impegnato a far compiere un balzo in avanti all’Italia introducendo un Foia che innescasse «un meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione tale per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante». L’obiettivo è ambizioso, ma la posta in gioco è alta. Ne è convinta Helen Darbishire, attivista per il diritto di accesso all’informazione e direttore esecutivo di Access Info Europe, che ha contribuito a Foia4Italy sin dall’inizio: “L’iniziativa si chiama ‘Foia4Italy, ma il potrebbe chiamarsi ‘Foia4us’, ‘Foia per tutti noi’, perché accedere ai documenti della pubblica amministrazione è un diritto che ci riguarda tutti. La legislazione italiana in materia è ferma agli anni ’90, ma questo è inaccettabile: il mondo, da allora, è cambiato”.

Chiara Severgnini