Sulla carta di identità della bambina comparirà la dicitura neutra «genitore». È questa la decisione del tribunale civile di Roma: dà ragione alla coppia di due mamme che trovava ingiusto il fatto di doversi definire «madre» e «padre» sul documento della figlia.

Contro il decreto di Salvini – Sonia e la sua compagna, unite civilmente, hanno una figlia avuta tramite fecondazione artificiale che Sonia ha praticato all’estero. Le due donne hanno deciso di ricorrere in sede legale contro il decreto del 31 gennaio 2019 del Viminale, all’epoca guidato da Matteo Salvini, che obbliga ad utilizzare la dicitura «madre» e «padre» sulla carta d’identità dei figli. Grazie all’appoggio degli avvocati Vincenzo Miri e Federica Tempori della Rete Lenford, Sonia e la compagna sono riuscite a farsi riconoscere il diritto ad avere una definizione neutra sulla carta d’identità. Nell’ordinanza del giudice Francesco Crisafulli, che dà ragione alla coppia arcobaleno, emerge che: «Un documento che indichi una delle due donne come “padre” contiene una rappresentazione alterata e perciò falsa della realtà». L’ordinanza risale al 9 settembre 2022 ma sono state ora rese note le motivazioni.

Le reazioni – Non sono tardati ad arrivare i commenti alla decisione del tribunale di Roma. A gioire sono le associazioni per i diritti delle famiglie arcobaleno che rincarano: «Chiediamo che il decreto Salvini venga annullato perché bambini con due mamme o con due papà hanno il diritto di veder riconosciuta la loro storia e la loro famiglia». Anche dalle opposizioni la decisione del tribunale è vista come il segnale per cancellare il decreto Salvini. L’ex senatrice Pd, Monica Cirinnà, ha dichiarato: «L’ordinanza del Tribunale riconosce che le famiglie del nostro Paese sono plurali e diverse tra loro, quel decreto era illegittimo». Al contrario, Salvini ha criticato la scelta del tribunale attraverso una dura presa di posizione su Twitter.

La palla passa al Governo – Palazzo Chigi ha fatto sapere attraverso una nota che «la decisione sarà esaminata con particolare attenzione poiché presenta evidenti problemi di esecuzione e mette a rischio il sistema di identificazione personale». Nello specifico si sottolinea, da parte del governo, che la creazione di una carta di identità senza un’indicazione distinta per madre e padre non sia conforme alle norme vigenti. Anche da un punto di vista burocratico, l’utilizzo della dicitura «genitore» non è previsto dal sistema informatico che gestisce l’emissione dei documenti di riconoscimento e andrebbe perciò modificato.
Spetta quindi al nuovo governo decidere come muoversi, se in continuità con quello Draghi, che non aveva impugnato l’ordinanza risalente al 9 settembre 2022 oppure contrariamente iniziare una battaglia burocratica. Quello che è certo è che la sentenza di Roma non ha valore generale, ne tantomeno abroga il decreto Salvini, ma vale solo per il caso specifico, lasciando quindi ancora aperta tutta la questione.