Duplice omicidio familiare nel Vicentino. Un giovane di 25 anni, Diego Gugole, ha ucciso il padre e la madre per incassarne l’eredità. E’ successo a Chiampo, una cittadina in provincia di Vicenza la mattina del 15 marzo. Il giovane si è poi costituito al comando provinciale dei carabinieri di Vicenza. I militari hanno trovato i corpi di Sergio Gugole, 62 anni, e Lorena Zanin, 59, riversi nella loro abitazione; per aprire la porta di ingresso è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. Interrogato per più di due ore, il venticinquenne ha confessato davanti al pubblico ministero Barbara De Munari e si trova ora in carcere a Vicenza. L’arma del delitto, una pistola semiautomatica calibro 9 di fabbricazione polacca, poi risultata rubata, è stata anch’essa ritrovata sulla scena del crimine.

Il movente – Ottocentomila euro. È questa la cifra per lottenere a quale il venticinquenne ha confessato di aver compiuto la strage. Con gli inquirenti Gugole ha ammesso di essersi voluto impossessare della somma, che i genitori avevano investito, per acquistare una casa e un’auto ad Arzignano (Vicenza). Il primo a morire sarebbe stato il padre, ucciso con due colpi alla testa mentre era seduto al tavolo della cucina. La madre, che al mattino era andata a trovare i genitori, sarebbe stata invece uccisa nel primo pomeriggio, in salotto, con quattro proiettili. Dopo aver ucciso il padre, Gugole avrebbe atteso il ritorno della donna utilizzando l’home banking per trasferire 16 mila euro dal conto corrente dell’uomo, cui aveva evidentemente accesso, al proprio. Dopo avere ucciso anche la mamma si sarebbe lavato, iper poi indossare abiti puliti e prendere l’auto per andare nella sede dell’impresa edile di Arzignano a consegnare del denaro come anticipo dell’immobile. Ad Arzignano avrebbe anche acquistato sacchi di tela, vernice e pennelli con l’intento, ha rivelato al pm, di nascondere i cadaveri dei genitori al piano terra del palazzo in cui abitava, all’interno dell’appartamento una volta abitato dai nonni paterni. «Ultimamente non mi piaceva lavorare – ha spiegatoo il giovane agli inquirentispesso raccontavo bugie ai miei genitori». Aveva lavorato per alcune concerie. Da qualche tempo, su insistenza dei genitori, aveva «intrapreso dei colloqui con una specialista psicologa»

Cordoglio – La tragedia ha scosso profondamente la comunità di Chiampo, 12mila abitanti in provincia di Vicenza. «Non è per me il momento dei giudizi — il messaggio del sindaco Matteo Macilotti su Facebook — ma il momento del raccoglimento e della preghiera per ricordare Sergio e Lorena, due persone solari, gioviali, a cui noi mancava mai un sorriso e una buona parola, due belle persone». E ancora, le parole verso l’assassino: «Prego col il cuore anche per Diego, non perché io assolva il suo terribile gesto — continua il primo cittadino — ma perché colpendo i suoi genitori ha ucciso di fatto anche la sua giovane vita».

Il precedente – Un delitto che, per modalità e prossimità geografica, ne ha ricordato un altro che sconvolse l’Italia più di trent’anni fa: era il 17 aprile del 1991 quando Pietro Maso, allora diciannovenne, uccise i suoi genitori a Montecchia di Gradara, nel Veronese, nel tentativo di accaparrarsi l’eredità. Maso divenne un’icona criminale del nostro Paese e venne condannato a 30 anni di reclusione. Scontata la pena nel 2013, ora vive in Spagna e fa il cameriere.