Due femminicidi in poche ore a ridosso del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Gli omicidi sono avvenuti uno nel Padovano e uno vicino a Catanzaro. Le vittime, ancora una volta, sono donne accoltellate da coloro con cui avevano un relazione. Nella notte seguente un terzo femminicidio vicino a Pordenone in circostanze simili.
Loredana – Loredana Scalone aveva 51 anni. È stata trovata sugli scogli di Pietragrande, località in provincia di Catanzaro, a cavallo tra Montauro e Stalettì, paese dove abitava. Sul corpo aveva 15 ferite da lama lunga. Sergio Giana, trentaseienne di Badolato, è stato fermato dalla polizia nelle ore successive. I due avevano una relazione extraconiugale. Secondo La Repubblica, Giana avrebbe tentato di sviare le indagini, mentendo sulla dinamica dei fatti: avrebbe accusato Loredana di averlo aggredito per giustificare l’accaduto. Le immagini delle telecamere di un locale nei dintorni gli hanno dato torto. Su Giana pendono le accuse di omicidio premeditato con l’aggravante di motivi abietti e di occultamento di cadavere. Secondo le ricostruzioni avrebbe nascosto di proposito il corpo di Loredana tra gli scogli e cercato di nascondere le proprie tracce con dell’ammoniaca.
Aycha – Aveva trent’anni Abioui Aycha quando ha trovato la morte per mano del marito, Jennati Abdelfettah, di nove anni più grande di lei. Abitavano a Cadoneghe, nel Padovano. Aycha aveva appena abortito il suo quarto figlio e il marito non lo tollerava. Era convinto che il bambino non fosse suo, ma frutto di una relazione clandestina. Secondo Il Messaggero, la paranoia era tale che Abdelfettah aveva installato delle telecamere nella propria abitazione per controllare i movimenti della moglie. Sono due i colpi da arma da taglio inflitti ad Aycha. Due fendenti che hanno lasciato i bambini di 9, 7, e 4 anni senza la madre e portato all’arresto del padre. È stato proprio Abdelfettah a chiamare la polizia per confessare il delitto. «L’ho fatto per gelosia», avrebbe dichiarato. Aycha aveva già cercato di denunciare il marito violento, ritrattando forse per timore. I tre figli della coppia sono stati affidati a una vicina, amica della madre.
Aurelia – Anche Aurelia Laurenti, 32 anni, è stata colpita a morte da una lama, al collo. Dalle prime ipotesi l’assassino potrebbe essere il compagno, Giuseppe Forciniti, 33 anni originario di Cosenza. I due abitavano a Roveredo in Piano, in provincia di Pordenone, nel luogo che un tempo ospitava i soldati della base di Aviano. Si erano trasferiti lì nel 2013. Secondo l’Ansa, Forciniti si è presentato in questura con le mani ancora sporche di sangue. In un primo momento avrebbe cercato di denunciare una rapina. In seguito avrebbe confessato la lite con la compagna. L’arma è stata ritrovata in un cassonetto nei pressi dell’abitazione. Le autorità locali dichiarano che non ci sono state segnalazioni di comportamenti anomali prima del crimine. Solo i vicini affermano di avere sentito un litigio nelle ore precedenti. La coppia lascia due figli di 8 e 3 anni. Rossana Rovere, legale scelta da Forciniti per difenderlo, ha rinunciato all’incarico. Rovere, già presidente dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Pordenone, è da molto tempo attiva nella difesa dei diritti delle donne.