Negli ultimi due giorni in Cina ci sono stati 139 casi dell’epidemia di polmonite causata da un nuovo ceppo di coronavirus, il “2019-nCoV”. Sono state le stesse autorità del Paese cinese a comunicarlo all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), a seguito di test e ricerche più approfondite sulle persone colpite da malattie respiratorie. Da quando si ha notizia del contagio, lo scorso 31 dicembre 2019, le vittime sono salite a tre. L’epicentro dell’epidemia è la città di Wuhan, la più popolosa della Cina orientale con 11 milioni di abitanti, e sembrerebbe legato a un mercato del pesce che è stato chiuso l’1 gennaio. Il virus, proveniente da fonti animali, è simile a quello della Sars che causò 774 morti tra il 2002 e il 2003, ma non è lo stesso.
L’epidemia – Dei 139 casi sorti negli ultimi giorni, solo tre sono stati riscontrati fuori da Wuhan, ma sempre in Cina, due a Pechino e uno a Shenzhen: avevano tutti visitato Wuhan da poco. In città ci sono 170 persone ricoverate, di cui 9 in condizioni gravi. Complessivamente i casi accertati fino a oggi sono stati 201. Se l’Oms aveva inizialmente escluso la possibilità che il virus si potesse trasmettere tra esseri umani, questa notte ha ammesso che in alcuni casi limitati potrebbe essere stato proprio il contatto ravvicinato tra persone a favorire il contagio. Per il momento sembra non esserci pericolo che il micorganismo patogeno arrivi in occidente. Gli scienziati dell’Imperial College di Londra hanno calcolato che le persone attualmente colpite potrebbero essere più di 1700. Si tratta di un calcolo statistico che parte da un dato: 3 dei malati erano stati trovati fuori dalla Cina. Secondo l’Imperial, la probabilità che un contagiato si possa imbarcare su un volo internazionale erano 1 a 574, da qui il numero (che risulta da 3×574). In realtà il 20 gennaio i contagiati al di là del confine sono diventati 4.
All’estero – Un nuovo caso riscontrato al di fuori della Cina, in Corea del Sud, riguarda una donna cinese di 35 anni. Questo si aggiunge ad altri tre scoperti negli scorsi giorni, uno in Giappone e due in Thailandia, dove i controlli aeroportuali sono stati intensificati. La situazione preoccupa tutta la zona orientale anche in vista del capodanno cinese di fine mese, per il quale sono previsti molti spostamenti sia interni, sia esterni al Paese. Il vicesindaco di Wuhan ha dichiarato a una televisione che sono stati installati in aeroporti, stazioni e fermate del bus degli scanner che rilevano la temperatura corporea, per capire chi ha la febbre e fornire visite di controllo (oltre che mascherine per muoversi in città). Lo stesso farà Hong Kong su tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e gli aeroporti statunitensi di San Francisco, Los Angelese e New York JFK, questi ultimi per i soli voli da Wuhan.
I precedenti – Nonostante la somiglianza dei sintomi e l’appartenenza alla famiglia di virus “a Rna” dei Coronaviridae, questo nuovo ceppo è diverso sia dagli agenti patogeni della dalla Sars, sia da quelli della Mers. La prima, sigla che sciolta significa “sindrome acuta respiratoria grave”, fu un’epidemia scoppiata tra il 2002 e il 2003 che portò 774 decessi su 8098 casi riscontrati e scomparve autonomamente. La seconda, che sta per “sindrome respiratoria medio-orientale”, ha fatto registrare 2494 contagi e 858 morti dal 2012 al novembre 2019, la maggior parte nella penisola arabica.