Una buona notizia per i fanatici della condivisione online. Dopo il sequestro – disposto lo scorso aprile – del portale web Rapidgator, il tribunale del Riesame di Roma ha deciso di fare un passo indietro: chiusura revocata. Il sito riaprirà e continuerà a offrire il proprio servizio di archiviazione – cyberlocker, nel gergo del settore.

Nel mese di aprile, il gip Massimo Di Lauro aveva disposto il sequestro per 27 portali, con l’accusa di violazione delle norme sul copyright. La denuncia era partita dai produttori della società di distribuzione italiana del film d’animazione “Un mostro a Parigi”, disponibile online già dai primi giorni di uscita nelle sale. Da lì le indagini della polizia postale e il successivo oscuramento dei domini responsabili della violazione. Un’operazione che aveva portato al blocco dei DNS (il sistema dei nomi a dominio, banalmente l’indirizzo di accesso) di alcuni dei più importanti servizi di file sharing, tra cui, oltre a Rapidgator, anche Nowvideo, Nowdownload, Videopremium, Bitshare, Cyberlocker, Clipshouse e Uploaded: siti, tutti, ancora bloccati.

In seguito al ricorso dell’avvocato Fulvio Sarzana, legale di Rapidgator, il collegio dei giudici della libertà, presieduto da Franca Amadori, ha ritenuto che nel decreto di sequestro fossero assenti i requisiti di proporzionalità, gradualità e adeguatezza della misura: condizioni necessarie per confermare la stessa cautela reale. L’oscuramento, per riprendere le parole di Sarzana, si è dimostrato in sostanza «troppo invasivo».

La vicenda di Rapidgator riporta alla memoria il ben più noto affaire Magaupload, celebre sito di file hosting internazionale, sequestrato nel gennaio 2012 dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. Accusato di violazione del copyright e di pirateria, il portale, fondato nel 2005 da Kim Dotcom, contava oltre 150 milioni di utenti registrati e circa 50 milioni di visitatori al giorno: il 4 per cento di tutto il traffico internet mondiale. Dopo un anno di oscuramento, il sito ha riaperto, con un nuovo nome, lo scorso 19 gennaio: Mega, questo il nuovo dominio, è oggi protetto da un particolare sistema di criptaggio, per cui solo l’utente che ha caricato un file può conoscerne il contenuto. Un brillante stratagemma per evitare guai con la giustizia.

Giulia Carrarini