Le sue accusatrici, Miriam Haley e Jessica Mann, erano in prima fila e hanno applaudito quando il giudice della Corte suprema di Manhattan, James Burke, ha pronunciato la sentenza: Harvey Weinstein, 67 anni, ex produttore e re di Hollywood, è stato condannato a 23 anni di carcere per l’aggressione sessuale della sua assistente Haley (20 anni) e per il rapporto sessuale non consensuale con l’aspirante attrice Mann (3 anni). Dopo 49 giorni di processo e le denunce a mezzo stampa di molte personalità dello spettacolo, il 24 febbraio Weinstein era stato prosciolto da 3 capi di accusa su 5, evitando di fatto l’ergastolo. Ora, dopo la sentenza dell’11 marzo, la difesa chiederà in appello la riduzione della pena e intanto Weinstein torna nel penitenziario di Rikers Island. Esulta Metoo, il movimento femminista nato nel 2017 proprio in seguito alle rivelazioni pubbliche delle accuse di violenza sessuale contro Weinstein: sui social fioccano messaggi di soddisfazione per la sentenza. Asia Argento, una delle attrici che aveva incolpato Weinstein di averla violentata, scrive su Instagram: «Finalmente giustizia, grazie a tutte le donne coraggiose che stanno cercando di cambiare il mondo».

Le prime accuse- Fino al 2017 Weinstein era considerato una delle personalità più importanti di Hollywood. Fondatore della casa di produzione Miramax, aveva vinto anche due Oscar con i film Pulp Fiction e Shakespeare in love. Poi nell’autunno di quell’anno, un’inchiesta del The New York Times aveva fatto luce su presunte molestie sessuali ai danni di alcune attrici come Ashley Judd e Rose Mc Gowan. Sono così partite le indagini della Procura di New York. L’indagato è stato licenziato dalla Miramax, e progressivamente disconosciuto da parte del mondo dello spettacolo mentre le accuse crescevano: quasi 100 presunte vittime hanno testimoniato pubblicamente contro di lui, ma Weinstein è stato arrestato e incriminato nel 2018 solo per le denunce di Haley e Mann. Nel 2019 si è chiuso il procedimento civile  (con il risarcimento alle vittime di 25 milioni) grazie a un accordo extra-giudiziale.

Il processo- Il 6 gennaio 2020 è iniziato il processo penale. Weinstein è stato gravato da cinque capi di accusa: uno per atti sessuali criminali, due per stupro e due per atti da ”predatore sessuale”, un reato che si commette quando si compiono più stupri. Quest’ultima accusa è quella più grave e lo stato di New York prevede come pena massima l’ergastolo.
Altre accuse avanzate contro Weinstein in questi anni non sono rientrate nel processo perché relative a fatti troppo lontani nel tempo per essere perseguiti oppure perché non ricadono nella giurisdizione di New York. Per avvalorare il racconto di Haley e Mann, sono state però ascoltate altre quattro donne che avevano accusato Weinstein di stupro e molestie, tra cui c’è anche Annabella Sciorra, attrice della serie tv I Sopranos. Le loro testimonianze non hanno dato luogo ad altri rocedimenti penali ma sono state ammesse in udienza nell’ambito della cosiddetta Molineux rule, che consente di considerare prove collegate ai fatti processuali.
La strategia della difesa è stata quella di non far testimoniare Weinstein, sostenendo che i rapporti siano stati consensuali. Ipotesi avvalorata da alcune e-mail e altre prove, in cui le due esprimevano parole amichevoli nei confronti del ”molestatore”.

La sentenza- Weinstein era stato prosciolto da 3 capi d’accusa il 24 febbraio evitando l’ergastolo. Prima che venisse pronunciato il verdetto, l’11 marzo,  ha anche preso la parola per chiedere clemenza: «Possiamo avere verità differenti, ma io sento rimorso per tutte voi e sto cercando di essere una persona migliore». Scuse alle vittime che non hanno convinto il giudice a decretare una riduzione della pena (avrebbe potuto comminare dai 5 ai 29 anni), così come sono rimaste inascoltate le argomentazioni dell’avvocatessa  Donna Rotunno che, ricordando l’età del suo assistito e le cattive condizioni di salute, aveva chiesto il minimo della pena.