Chi è Vito Bardi, il nuovo presidente della Basilicata? Se lo volete scoprire su Wikipedia, vi toccherà aspettare domani. La più grande enciclopedia digitale del mondo ha deciso di oscurarsi in Italia, dalle 8.00 di oggi, 25 marzo, e per le successive 24 ore. Il motivo? Una presa di posizione netta dei soggetti e delle comunità che si occupano di aggiornare il sito contro la direttiva sul diritto d’autore che finirà in aula al Parlamento Europeo domani, 26 marzo. Al posto della pagina ricercata comparirà un banner informativo sulla riforma in questione. «Invitiamo tutti a contattare gli eurodeputati per votare “No” domani», ha dichiarato all’Ansa Maurizio Codogno, portavoce di Wikimedia Italia, l’associazione che sostiene l’enciclopedia libera. Sul sito si trova anche un comunicato che ricorda come «altre quattro versioni linguistiche di Wikipedia – in tedesco, slovacco, ceco e danese – sono già state oscurate nella giornata di giovedì 21 marzo. Mentre sabato si sono svolti in tutta Europa cortei di protesta». Al centro delle polemiche ormai da mesi sono in particolare due articoli, l’11 e il 13.

Compensi «equi e proporzionati» – L’articolo 11 tenta di rimettere in equilibrio il rapporto tra editori e piattaforme online, al momento sbilanciato a favore di quest’ultime. L’articolo 11 dice che ogni stato membro deve assicurarsi che gli editori ricevano compensi «equi e proporzionati» per l’uso dei loro materiali. La controversia sta nel definire la natura e l’ammontare di questi compensi. Le piattaforme ritengono che nella realtà i gruppi editoriali ottengono già un vantaggio, grazie al traffico che veicolano sui loro siti. Gli editori, invece, ritengono che i contenuti vengano utilizzati senza che gli venga versato un corrispettivo economico. L’approvazione dell’articolo, comunque, non impedirebbe «l’uso legittimo privato e non commerciale delle pubblicazioni di carattere giornalistico da parte di singoli utenti», che è il caso di realtà come Wikipedia.

Articolo 13, o “modello Youtube” – L’articolo 13 prevede che le piattaforme online esercitino un controllo sui contenuti caricati dai propri utenti, in modo da evitare che vengano pubblicati materiali di cui non possiedono diritti. Quello di cui hanno paura le piattaforme online è il “modello Youtube”. Da anni, il sito più famoso per la condivisione di video online si è dotato di un sistema automatico chiamato “Content ID” che rintraccia contenuti che violano il copyright e li rimuove dal sito in automatico. Una misura che è sostenuta a gran voce soprattutto da etichette discografiche e major del cinema. L’opposizione delle grandi piattaforme online si basa sul fatto che, oltre ad avere un costo di svariati milioni di dollari, tale sistema non è perfetto e finisce per eliminare contenuti che avrebbero diritto di esistere.

L’iter della direttiva – La riforma della tutela del diritto d’autore era stata inserita tra le priorità del Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker già al momento della sua elezione. La prima bozza di testo è arrivata nel 2016, a cui sono seguiti più di due anni di discussioni e modifiche, tra cui l’ultima nel settembre del 2018. Dopo il passaggio dal trilogo – ovvero una trattativa a porte chiuse in cui sono coinvolti rappresentanti di tutte e tre le istituzioni europee, Parlamento, Consiglio e Commissione – ora tocca al solo Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria, esprimere il voto finale sul testo definitivo.