I genitori di Willy Monteiro Duarte arrivano al tribunale di Frosinone.
ANSA/ ANTONIO NARDELLI

«Willy è con noi e spero ci dia la forza per affrontare questo processo. Provo tristezza, solo tanta tristezza». Sono queste le parole che la madre di Willy Monteiro Duarte, giovane ucciso a Colleferro il 6 settembre 2020, ha pronunciato arrivando al tribunale di Frosinone, dove è iniziato oggi 10 giugno il processo contro i presunti assassini. Accusati di omicidio volontario aggravato da futili motivi, davanti alla Corte d’assise ci sono Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli, Francesco Belleggia (unico ai domiciliari, mentre gli altri sono reclusi nel carcere di Rebibbia e seguiranno da lì il processo). I quattro imputati rischiano l’ergastolo: per loro è stato disposto il giudizio immediato, nonostante i loro legali avessero chiesto di accedere al rito abbreviato che, in caso di accettazione, permette uno sconto di un terzo della pena. Il giudice ha respinto la richiesta in quanto, per reati gravi come quello di cui sono accusati i quattro, non sono previsti sconti di pena. I familiari di Willy sono stati ammessi come parte civile nel processo. I giudici della Corte d’Assise di Frosinone hanno accolto anche le istanze presentate dal Comune di Colleferro, rappresentato in giudizio dell’avvocato Maurizo Frasacco, dal Comune di Artena, presente al processo con l’avvocato Massimo Ferrandino e il Comune di Paliano.

I fatti – Willy Duarte, ragazzo di 21 anni nato a Roma, viveva a Paliano, un paesino della provincia di Frosinone, e lavorava come cuoco all’Hotel degli amici di Artena. Nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, aveva deciso di uscire con gli amici a Colleferro dopo aver staccato da lavoro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, mentre il gruppo tornava verso le macchine si sarebbe imbattuto in Francesco Belleggia e Mario Pincarelli che, davanti al pub Due di picche, litigavano con dei ragazzi. I due avrebbero poi chiamato i fratelli Marco e Gabriele Bianchi che, appena arrivati nella piazza, avrebbero cominciato a picchiare indistintamente chiunque fosse sulla loro strada, compreso un amico di Willy. Il 21enne a quel punto è intervenuto, ed è stato picchiato a morte. Secondo molti testimoni i primi a sferrare calci al torace sarebbero stati i fratelli Bianchi, lottatori di MMA (Mixed martial art) già noti alle forze dell’ordine. A loro si sarebbero poi aggiunti Pincarelli e Belleggia. Finito il pestaggio i quattro sono scappati sul suv dei fratelli Bianchi lasciando per terra Willy, che è morto prima di arrivare in ospedale. L’autopsia riporterà che il giovane è deceduto a causa di lesioni al torace e alla gola, non per un colpo singolo, ma a seguito di azioni coordinate.

Intercettazioni – Nonostante i quattro accusati si siano sempre dichiarati innocenti,  le intercettazioni effettuate in carcere li mettono all’angolo. «Solo lo so un po’ rovinato, gli so tirato quanto steva per terra» («L’ho solo picchiato un po’ quando era per terra»), ha detto Pincarelli in dialetto al padre. Il rimpallo di responsabilità emerge anche nel colloquio catturato tra i fratelli Bianchi: «L’ha spezzata chiglio figlio de puttana de Belleggia la vena n’canna», sostenendo in seguito che, insieme a Pincarelli, avrebbero preso a pugni Willy recidendogli la carotide.